di Vincenzo Vitale
Molto si discute in questi giorni circa la politicizzazione di organi istituzionali, quali per esempio la Corte costituzionale o il Consiglio superiore della magistratura.
Da un certo punto di vista, la cosa sorprende in quanto è del tutto evidente come tali organi siano in forme e intensità diverse assoggettati alla logica politica a motivo della loro stessa composizione e delle regole che ne governano il funzionamento e i criteri di elezione.
È infatti del tutto ovvio, per esempio, che il fatto stesso che la Corte costituzionale sia costituita per un terzo da componenti eletti dalla Magistratura, per un terzo dal Parlamento e per un terzo nominati dal capo dello Stato rappresenti la premessa necessaria e sufficiente per dedurre la politicizzazione dellorgano.
Infatti, la divisione della Magistratura in correnti ideologicamente individuate, la logica partitica che fisiologicamente presiede alle scelte del Parlamento e l'uso non del tutto neutrale che gli ultimi presidenti della Repubblica hanno fatto del loro potere di nomina, certificano come la Consulta sia naturalmente destinata a riprodurre in se stessa i percorsi politici che ne abbiano dettato la composizione.
Cosa fare allora? Occorre probabilmente organizzare in modo diverso litinerario istituzionale utilizzato per comporla.
Da una prospettiva, si potrebbe immaginare che il Parlamento, la Magistratura o il capo dello Stato si limitino, in una prima fase, soltanto ad indicare una terna di candidati allelezione al posto vacante, sia pure scelti seguendo le tradizionali logiche spartitorie e partitiche.
Ciascuno di essi, tuttavia, dopo aver accettato formalmente la designazione, dovrebbe sottoporsi ad un colloquio pubblico ed aperto anche ai mezzi di comunicazione a larga diffusione davanti al Parlamento allo scopo di permettere a tutte le forze politiche, agli organi di stampa ed in genere allopinione pubblica di conoscere in anticipo i principali orientamenti politici, etici, giuridici del singolo candidato.
Qualcosa del genere avviene per i candidati alla Commissione Europea e Buttiglione ne conserva un ricordo non proprio piacevole per la censura che dovette subire, anni or sono, in ordine alla valutazione da lui espressa sulle unioni omosessuali.
Tuttavia, al di là del contenuto delle singole opinioni, questa proposta, pur non essendo risolutiva, ha il merito di portare allattenzione pubblica ed in via preliminare cosa in effetti quel candidato allimportante funzione pensi davvero dello Stato, della società, delluomo, quale sistema di valori preferisca e quale idea del diritto abbia coltivato e intenda diffondere; oltre che, naturalmente, se si presenti come persona dotata del normale equilibrio psicologico e comportamentale (il che sarebbe certo il minimo, ma non è detto che sia scontato).
Una volta ascoltati i tre candidati, il Parlamento, la Magistratura o il capo dello Stato potrebbe così decidere sulla scorta di ciò che è stato detto e che si è svolto davanti alla pubblica opinione, trovandosi così nella necessità di diluire la logica spartitoria attraverso quanto lopinione pubblica già conosce ed è in grado di criticare.
Non basta. Si dovrebbe anche prevedere la durata vitalizia della carica ed il divieto assoluto di assumere qualsivoglia pubblica funzione in caso di dimissioni o comunque di rinuncia.
La durata a vita serve a rendere il giudice costituzionale del tutto non condizionabile da chiunque (forza politica, potentato economico, schieramento ideologico...) dal momento che egli - giudice della Consulta per sempre - nulla di meglio può più attendersi o sperare.
Il divieto di assumere cariche pubbliche, di qualunque genere (perfino assessore di un paesino di montagna di cento anime), serve invece a non consentire di aggirare il beneficio politico e psicologico della durata vitalizia della carica col facile sotterfugio di dimettersi per poi assumere, pochi mesi dopo, un altro importante ruolo politico o istituzionale.
Mi rendo conto che non si tratta di soluzioni definitive, ma potrebbe essere un primo passo per ridurre, per quanto possibile, lipoteca della politica sul funzionamento della Corte nellunico modo forse possibile: non già pretendere da parte di un giudice di possedere una impossibile neutralità, bensì mostrare in modo chiaro la tavola dei propri valori politici ed umani. Con lunico timore di essere davvero se stessi e per tali essere giudicati.
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