Concordo con lidea del dottor Gadolla che se non si sogna in grande, il gioco non vale la candela. In effetti, Genova ha immediato bisogno di una robusta iniezione di forze fresche, possibilmente dotate di capitali adeguati per rilanciarne lo sviluppo. La stessa idea di realizzare «Listituto italiano di tecnologia» (grazie Biasotti!) è un tassello di questa strategia, utile per portare a Genova ricerca, manodopera qualificata e interessi imprenditoriali da varie parti del mondo, trasformando la Superba in un centro nevralgico dell'innovazione. Inoltre, lAutorità portuale genovese ha descritto lo stato dei lavori d'ammodernamento del porto in una lettera al Giornale.
Ma tutto questo, ovviamente, non basta e la trasformazione, suggerita dal dottor Gadolla, renderebbe lorganizzazione sociale genovese molto più complessa e dinamica, coinvolgendo le pubbliche amministrazioni, attraverso continue richieste di collaborazione, da evadere in tempi brevi.
Ma dubito fortemente che la sinistra ne sarebbe entusiasta. In fondo, una città popolata da persone anziane che non hanno richieste professionali da fare - anche se ne hanno sul piano sanitario, ma alle spese ci pensa il governo centrale - e da extracomunitari disposti a fare umili lavori per sfamarsi e avere un tetto sulla testa, mentre molti giovani emigrano per cercare lavoro, è gestita con locchio rivolto al passato e ci si limita a vivacchiare. Ed è a questo punto che subentra lunico nostro alleato: si chiama globalizzazione e marcia come un rullo compressore ad una velocità vertiginosa. Gli imprenditori devono muoversi di conseguenza e ogni anno sembra un decennio, tanto è ricco di colpi di scena e di innovazioni tecnologiche e politiche.
Quindi, se vogliamo trasformare il sogno in realtà, bisogna creare una massa critica tra imprenditori genovesi moderni, - pronti a collaborare con le forze fresche che potrebbero arrivare a Genova - politici che, per amore di Genova, sognano in grande, Tv locali e il nostro Giornale, che è formato da una squadra agguerrita di concreti sognatori, se mi si consente lossimoro.
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