Proposta Immunità parlamentare, ddl del senatore Malan per reintrodurla

RomaLa volontà dei Padri costituenti era stata chiara: l’articolo 68 della Costituzione garantiva l’immunità ai parlamentari. Ogni indagine sugli eletti era sottoposta al voto delle Camere, che avevano il potere di dare il via libera, o di fermare, i magistrati nelle inchieste a carico di deputati e senatori. In fondo basta riprendere in mano il testo originario di quell’articolo, spiega il senatore del Pdl Lucio Malan. E l’ha scritto anche nel disegno di legge depositato a Palazzo Madama con cui propone che si torni a quell’immunità completa, modificata in «parziale» nel ’93 dopo i fatti di Tangentopoli. «Il presente ddl - si legge nella relazione che accompagna il provvedimento - esprime la volontà di riportare l’equilibrio e l’armonia tra le istituzioni. La stessa volontà che animò i membri dell’Assemblea costituente nel 1947 quando scrissero l’articolo 68 della Carta fondamentale della Repubblica. Modificarlo, sull’onda della piazza, nel 1993 fu un errore, determinato da una temperie che non deve tornare».
La modifica dell’articolo 68 fu insomma uno sbaglio emotivo dopo il crollo della Prima Repubblica, «come era stato un errore negli anni precedenti - si legge ancora nella relazione - farne quell’uso indiscriminato che contribuì al determinarsi di tale temperie».
Secondo questo ddl il ritorno alle intenzioni del ’47 è l’unica chance di pacificazione in questo momento di inasprimento dello scontro politico: «È venuta l’ora di cancellare quell’errore - scrive Malan -. Coloro che intendessero opporsi a questa iniziativa dando fondo all’arsenale del becero antiparlamentarismo e del giustizialismo forcaiolo, sono invitati ad andare a rileggere gli atti del dibattito in Assemblea costituente e i nomi di coloro che approvarono l’articolo 68».
Il ddl ripropone quindi «senza alcuna modifica, il medesimo testo di allora. Se fosse possibile, lo si vorrebbe stampare sulla stessa carta e negli stessi caratteri usati allora.

Ma credo sia possibile e doveroso provare a tornare allo spirito di quei tempi, preoccupandosi non di ciò che nell’immediato può parere conveniente all’una o all’altra parte politica, ma di ciò che è bene per la Repubblica».

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