La sfida era di quelle che fanno tremare le vene e i polsi. Soprattutto dello chef: mettere in tavola il melone dallaperitivo al dolce, passando per antipasti, primi piatti, secondi e sorbetto, ma - attenzione! - senza neanche sfiorare labbinamento consueto (e usurato) col prosciutto. Ci sono riusciti, quei temerari di Casteldidone e Viadana, risoluti a proporre ai buongustai genovesi il prodotto della loro terra, zona Cremona-Mantova, dove il melone ha trovato uno degli ambienti più indicati per la maturazione, sia per ragioni climatiche, sia per le condizioni del terreno ricco di sali minerali. Tutti fattori - hanno spiegato ieri, nel corso di un incontro da Zeffirino i responsabili del Gal-Gruppo di azione locale «Oglio-Po Terre dAcqua» - che concorrono «a determinare l'eccellenza sotto il profilo della qualità, secondo i canoni richiesti dal Consorzio del melone tipico di Casteldidone e Viadana». In particolare, come hanno spiegato il produttore Massimo Perini e il giornalista e scrittore Gilberto Polloni, «è richiesto lutilizzo di tecniche di difesa integrata, limpiego di prodotti a basso impatto ambientale e, in alcuni casi, anche la difesa biologica».
Ne deriva un prodotto tipico, «di forma ovale, buccia liscia e gialla, polpa arancione e profumo caratteristico», adatto a essere gustato a sé, ma - insistono i produttori - anche in accostamenti apparentemente arditi nellintera gamma del menù. Lo ha dimostrato lo chef Gian Paolo Belloni, reinterpretando le ricette della tradizione ligure, con una serie di proposte originali: insalatina di stoccafisso e melone, perle di melone con filetti di alici, taglierini giallo rosa, conchiglie dorate di capesante, sorbetto basilico e melone, millefoglie solare. Curiosità e successo assicurati, per una produzione di nicchia che - chiarisce ulteriormente Polloni - non punta alla quantità, ma alla qualità dellofferta commerciale.
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