Lhanno definito «il censore» della Sala rossa di Tursi, per quella sua voglia di pretendere pulizia, morale e materiale, dalla civica amministrazione, sia che si debbano affrontare i grandi temi della spesa pubblica, delle infrastrutture, degli investimenti nei servizi sociali, sia quando si tratta di schierarsi dalla parte dei cittadini meno tutelati in materia di sicurezza, ordine pubblico, pressione fiscale. Ma la più recente battaglia - anche questa, letteralmente, sul fronte della pulizia - Giuseppe Murolo, consigliere comunale di An, lha sostenuta per il termovalorizzatore da costruire nel ponente genovese.
Battaglia vinta, a quanto pare.
«Il problema dello smaltimento dei rifiuti è sotto gli occhi di tutti. Non si può continuare allinfinito con il conferimento alla discarica, né dà garanzie lincremento della raccolta differenziata o il ricorso al solare e alleolico per rispondere alle richieste sempre più intense di energia».
Meglio bruciare la spazzatura.
«Meglio, dico io, realizzare un impianto che tratti i rifiuti in maniera da eliminare quello che cè da eliminare producendo energia, in piena sicurezza dal punto di vista delle emissioni. Su questo ci devono essere precise assicurazioni. Ma limitarsi a dire semplicemente inceneritore sì-inceneritore no è un falso problema. Io mi sono schierato, come il mio partito, a favore della realizzazione del termovalorizzatore a Scarpino, nella prospettiva di dare una risposta razionale al problema».
Altri partiti della Casa delle libertà non vi hanno seguito.
«Qui il problema è un altro: di un maggiore e migliore coordinamento fra i partiti appartenenti alla stessa coalizione che non sempre si verifica e che, invece, ritengo assolutamente indispensabile».
Anche agli effetti delle prossime scadenze elettorali.
«Infatti. La prima scadenza è quella di primavera, per le amministrative. Cè bisogno di elaborare al più presto un programma comune e scegliere un candidato sindaco allaltezza. E quando dico al più presto significa a settembre, non tanto oltre. È assurdo perdere altro tempo prezioso in preliminari e titubanze. Ogni giorno perso è un regalo alla sinistra».
An ha già preso liniziativa.
«Il nostro presidente provinciale Alfio Barbagallo ha sollecitato i dirigenti degli altri partiti della Casa delle libertà per uscire dallimmobilismo. Che in politica non è mai stato una virtù».
Si parla - ha lanciato la provocazione anche Massimiliano Lussana sul Giornale - di cancellare i simboli e presentarsi con una targa unica. Siete daccordo?
«Non è sbagliato in assoluto, ma mi sembra prematuro. Eliminare adesso i simboli può fuorviare gli elettori più legati, giustamente, alle tradizioni, alla storia del partito, in una parola: ai valori. Vale per Alleanza nazionale, ma anche, ne sono convinto, per Forza Italia. Inoltre, nellelettorato più anziano rischiamo di ingenerare confusione, il guadagno sarebbe minore delle perdite».
Lalternativa?
«Una lista civica, che però ricerchi e assorba i voti della sinistra senza rubarli al centrodestra. O meglio: penso a una sorta di federazione di partiti che si coordina sui progetti più importanti. Una lista civica che apre ai moderati e mette in lista candidati collocati ideologicamente nel centrodestra è un danno. Sposterebbe i voti solo allinterno della Cdl».
Pescare a sinistra: una parola!
«Cercare i voti nel campo avversario non è impossibile, è stato dimostrato anche in passato, a livello locale e nazionale. Ma bisogna parlare chiaro alla gente, trattare problemi concreti, dare battaglia nei quartieri popolari dove la sinistra ha già fallito, ma dove - è unanomalia tutta genovese - proprio la sinistra riesce immancabilmente a strappare più voti. Proviamo a cambiare metodo?».
Allora, Murolo, anche lei è convinto che il centrodestra possa vincere?
«Eccome. Lo stato della città è pessimo, al di là degli slogan del sindaco Pericu. Cè molto malcontento fra i cittadini, ed è più che giustificato. Se saremo capaci di presentare un candidato, un programma e una squadra allaltezza, lelettore ci voterà. Sono passati i tempi dei capipopolo e dei tribuni della plebe.
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