Piera Anna Franini
È una delle pagine che più imperversa nelle aule di pianoforte dei Conservatori, soprattutto in primavera, allavvicinarsi delle sessioni desami. È il Rondò capriccioso op. 14 di Felix Mendelssohn croce e delizia degli esami di corso medio. Un Mendelssohn follettistico, agile e lieve come una piuma, pronto a indugiare in climi idilliaci. È questo il Mendelssohn che anima limmaginario comune del pubblico le cui conoscenze per pigrizia degli interpreti finiscono spesso per essere circoscritte a qualche Romanza senza parole e Capriccio. Perché sono ancora tante le zone dombra che permangono nel capitolo pianistico di Mendelssohn. Roberto Prosseda, interprete di Latina, classe 1975, ha deciso di rendere giustizia a un musicista che per quel suo stile levigato, fatto di equilibrio e compostezza, è stato tacciato di superficialità e spirito conservatore, bollato come un classico di maniera, piacevole e brillante, addirittura un «elegante notaio a buon mercato» come sentenziò Debussy.
Nel 2005 Prosseda ha deciso di dedicare il suo debutto con la casa discografica Decca a questo compositore con il cd «Mendelssohn discoveries», antologia di brani pianistici in prima registrazione mondiale.
Lopera di rinvenimento mendelssohniana coinvolge ora anche Milano dove Prosseda, questa sera alle ore 21 al teatri Dal Verme, è ospite delle Serate musicali, da tempo sensibili ai programmi (e letture) non convenzionali di questo pianista affermatosi in una serie di concorsi (dal Micheli di Milano, al Casagrande di Terni, dallo Schubert di Dortmund al Mozart di Salisburgo) e pronto a indagare nelle zone dombra di turno.
Questa sera, Prosseda esplora la produzione pianistica di Mendelssohn fatta da titoli di breve respiro, spicca lAndante in fa maggiore (1820)in prima esecuzione in Europa, così pure la Fuga in mi bemolle maggiore (1826) frutto di un Mendelssohn desideroso di irrobustire il ponte verso Bach, verso un musicista che portò alla ribalta firmando la storica esecuzione della Passione secondo Matteo nel 1829. Fra i piccoli pezzi, compare anche un paio di Lieder ohne worte (Romanze senza parole) e Tre Studi del 1820 proposti in prima esecuzione in Europa.
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