L a storia non può più attendere. LItalia del rugby che fino allaltro ieri trotterellava tra alti (pochi) e bassi (tanti), improvvisamente si è messa a galoppare. Merito di un altro ct francese, Pierre Berbizier, lultimo venuto da Oltralpe per farci fare un salto di qualità, ma merito anche di un gruppo che improvvisamente si è scoperto allaltezza del rugby europeo. Così, quindici giorni dopo lexploit in Scozia, abbiamo infilato un altro appuntamento da segnare per sempre sugli almanacchi, battendo anche il Galles e conquistando la seconda vittoria in un solo Sei Nazioni.
Non era mai successo, e limpresa di per sé basterebbe. Ma la doppietta acquista un valore ancor più pesante se pensiamo che per vincere le prime due partite nel torneo continentale ci avevamo messo quattro stagioni, che fino a quindici giorni orsono avevamo vinto 3 volte su 35 partite e che adesso improvvisamente ci ritroviamo con un due su due che ci permette di guardare mezza Gran Bretagna dallalto in basso.
Forse ha ragione capitan Bortolami quando dice che non dobbiamo stupirci, perché questa nazionale ha ancora margini di miglioramento enormi, forse non dobbiamo sottovalutare Berbizier quando ipotizza che non cè due senza tre, ma francamente chi ha conosciuto gli anni difficili dellItalia ovale, quando si lottava in coppa Europa tra il Portogallo e la Romania, stenta a credere che il nostro posto sia improvvisamente questo.
Forse lIrlanda, tra una settimana, ci sveglierà, ma intanto gli azzurri si sono assunti un bellimpegno: dora in avanti non basterà più una vittoria ogni tanto per stupire lItalia. Dora in avanti battere Scozia o Galles o magari anche qualcun altro diventerà, se non un obbligo, almeno un risultato alla nostra portata. Ma far rientrare nella norma questi successi è un prezzo da pagare alla crescita della nostra nazionale. Che intanto scopre di non essere più sola, perché alle sue spalle cominciano a vincere anche le varie under.
Ieri, però, il successo sul Galles ci ha lasciato in bocca un gusto nuovo, quando abbiamo scoperto che improvvisamente gli arbitri britannici non arbitrano più contro di noi. Per tanti anni abbiamo abbaiato alla luna, questa volta abbiamo lasciato il Flaminio con un sorriso compiaciuto. Lasciando abbaiare gli altri.
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