Protagonista sul palco

Quando demenziale fa rima con intelligente (e non è un paradosso), con colto e con versatile, si parla di Elio. Il capo delle Storie Tese, artista di razza che sa smarcarsi dai generi e dagli stili per puntare ad una multimedialità estrosa, istrionica e soprattutto originale.
Ora coprirà la pelata con una parrucca riccioluta, s’infilerà la divisa da collegiale e farà Gian Burrasca nel nuovo musical di Lina Wertmüller. Solo lui, col suo contagioso spirito ludico ma mai sguaiato, può permettersi di portare in scena il personaggio reso mitico in tv da Rita Pavone. È l’ultima delle marachelle di Elio, che due mesi fa ha rivisitato in versione jazz, con Enrico Intra, l’Opera da tre soldi della premiata ditta Brecht-Weill annunciando: «Voglio diventare il nuovo Milva». E più scherza con le parole più si butta su progetti seri. Martedì è saltato all’Auditorium di Milano il suo Figaro il barbiere, rilettura dell’opera di Rossini per voce, flauto, clarinetto e pianoforte, e non si sa quando lo spettacolo sarà recuperato, perché l’artista ha un carnet pieno zeppo d’impegni. Il prossimo Figaro lo farà a Cagliari venerdì 30. E lo fa bene, piace anche ai puristi e intanto, spiazzando tutti commenta: «Rossini è splendido, ogni ouverture ha un ritmo e almeno cinque melodie che unite ad un testo andrebbero all’istante in vetta alle classifiche». Si definisce «uno che fa lo scemo quando canta» ma il suo background racconta gli studi al Conservatorio (lì studiò Pierino e il lupo al flauto), del cimento in Isabella di Azio Corghi tratta da L’italiana in Algeri o in opere contemporanee approdate anche Scala. Lui abbatte gli steccati e continua a lavorare come un forzato; fa le prove con la Wertmüller e nel frattempo sta preparando una nuova versione di Pierino e il lupo. Non è una novità, Elio fa la fiaba di Prokofiev da anni (gran successo per le sue performance con la milanese Orchestra Verdi) ma ora in maggio la rinnova in chiave jazz orchestrale con l’Orchestra Jazz dei Conservatori del Veneto. Intanto, a maggio, partirà il nuovo tour con le Storie Tese.

E allora come si concilia uno che canta La terra dei cachi e John Holmes (dedicata al noto pornoattore) con la musica colta? «Va allargata la distinzione tra musica seria e non seria - ammicca lui - perché se è vero che molto pop non è serio, c’è anche tanta classica brutta».

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