Protesta dell’Anaao contro la paralisi al S. Camillo

Il San Camillo, il più grande nosocomio romano, è paralizzato. Bruno Schiavo, segretario dell’Anaao nella struttura, lancia l’allarme e annuncia una manifestazione pubblica, il «3Pday-posti letto, pronto soccorso e precariato - per denunciare le gravissime criticità assistenziali in cui versa il nosocomio. «Marazzo - ricorda Schiavo - ha trovato grandi debiti e un sistema sanitario sufficiente, la Polverini trova ancora debiti ma una grave criticità assistenziale particolarmente rilevante nelle strutture più importanti della Regione. Nel recente passato la frettolosa ricerca di soluzioni economiche (come la chiusura del San Giacomo), in assenza di un solido piano di riorganizzazione regionale, ha inesorabilmente penalizzato l’assistenza».
I medici ospedalieri chiedono scelte gestionali ponderate che correggano i precedenti errori, evitino ulteriori passi falsi e garantiscano un equilibrio tra l’assistenza e il risparmio. «Per quanto riguarda i posto letto da anni si parla di medicina del territorio come alternativa al ricovero in ospedale, ma nessuno ancora vede reali investimenti e risultati - dice il sindacalista -. Così l’unica risposta ai bisogni di salute è l’ospedale che però, per esigenze di bilancio, viene frettolosamente penalizzato (solo al S. Camillo taglio di 300 posti letto in 4 anni)». L’Anaao punta anche il dito contro l’accreditamento di posti letto in grandi strutture come il Campus biomedico che non garantiscono l’emergenza o il mantenimento di ospedali periferici troppo piccoli per essere veri.
Un altro dramma è legato ai pronto soccorso dove spesso si verificano lunghe attese in barella. «Al S.Camillo se non si interviene nel 2010 più di 2000 persone aspetteranno un posto letto per oltre 24 ore - dice Schiavo -. Così aumenta anche il rischio clinico e i malati vengono trasferiti in strutture accreditate, che spesso non offrono gli stessi standard».
Il terzo nodo dolente nel nosocomio sulla Gianicolense è legato al cronico blocco del turn over che viene solo in parte arginato da personale «precario».

«Il risultato è molti doveri e responsabilità, pochi diritti, poca retribuzione, crollo delle motivazioni - conclude il sindacalista -. Con le nuova manovre finanziarie, nazionali e regionali, l’ospedale rischia di perdere anche queste preziose risorse».

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