La protesta Le educatrici dei nidi contro il nuovo orario «Si torna agli anni 70»

Classi da 30 alunni, bambini di 2 anni e mezzo assieme ad altri ben più grandi, un’educatrice sola per la maggior parte del tempo: è questo lo scenario che potrebbe prospettarsi per il prossimo anno scolastico nelle scuole materne e nei nidi pubblici di Milano, con l’introduzione del nuovo orario messo a punto dal Comune. Per questo ieri pomeriggio, in occasione della riunione della commissione Cultura, un centinaio fra educatrici e genitori, aderenti alla Cgil e alla organizzazione «Chiediamo Asilo» hanno organizzato un presidio davanti a Palazzo Marino chiedendo di intervenire alla riunione in Comune.
Secondo le educatrici, il nuovo orario rischia di portare indietro la materna agli anni Settanta, con la scomparsa delle uscite didattiche, l’impossibilità a seguire i bimbi problematici e la didattica limitata per forza di cose ad attività poco stimolanti e limitate.
«Chiediamo solo che sia mantenuto lo standard qualitativo – spiega Tatiana Cazzaniga della Cgil – e che l’orario non venga modificato, ma piuttosto che venga incrementato il numero delle educatrici di altre 200 persone».


I genitori, che negli ultimi mesi si sono organizzati spontaneamente in associazioni e hanno portato avanti una raccolta firme contro il nuovo orario, temono che la materna si trasformi in un «parcheggio»: «Ho due bimbi alla scuola d’infanzia, ed entrambe le loro classi hanno già quasi 30 bambini, fra i quali anche dei disabili – racconta Elisabetta, un genitore della materna di via Cesari -. Con il nuovo orario sparisce quasi la compresenza. Chi ci garantisce che le classi non finiscano in alcuni casi per restare da sole, come è già capitato, perché l’educatrice deve allontanarsi per un'emergenza?».

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