Le proteste E il popolo viola mette in scena «il funerale della democrazia»

La protesta del popolo viola è scattata subito, di notte, appena il capo dello Stato ha firmato il decreto. Decine di «anti-Cav» hanno invaso la piazza del Quirinale e, armati di lumini e coperte, hanno dato il via a una mobilitazione che da venerdì sera, tra Roma e Milano, non conosce tregua. Dopo il sit-in notturno davanti alla residenza di Napolitano i cortei si sono spostati nella mattinata di ieri in piazza di Montecitorio, dove hanno sventolato le bandiere di Idv, Sinistra e libertà e anche del Pd. Alle sedici e trenta i cortei si sono poi spostati in piazza del Pantheon, dove hanno inscenato un grottesco «funerale della democrazia» con tanto di manifesti funebri, candelotti viola e una sorta di lapide con un altarino recante la scritta «qui giace lo Stato di diritto». In tanta scenografia il popolo viola è stato raggiunto anche dai leader del centrosinistra: Massimo D’Alema e Dario Franceschini (Pd), Stefano Pedica (Idv), ma anche il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il vice presidente della Regione Lazio Esterino Montino. Tutti lì convenuti per ascoltare il discorso della candidata governatore del centrosinistra Emma Bonino. Nel frattempo a Milano la Federazione della Sinistra, il cui candidato Vittorio Agnoletto si è sdraiato in terra bloccando il traffico, manifestava a mezzogiorno davanti alla Prefettura «contro il golpe istituzionale e il decreto ad listam». Poche ore dopo, Sinistra ecologia e libertà manifestava davanti al Palazzo di giustizia «lo sdegno per il furto di democrazia che trasforma le prossime elezioni regionali in una farsa».

Ma il grosso delle agitazioni del popolo viola è atteso per oggi: nella capitale il popolo viola si riunirà alle 15 in piazza Navona, e le agitazioni continueranno anche a Napoli, Arezzo, Sassari, Ferrara e a Firenze, dove il segretario regionale del Pd Andrea Manciulli ha invitato il partito a organizzare sul territorio iniziative unitarie e presidi di protesta civile dal titolo «La legge è uguale per tutti».

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