«È la prova che viale Jenner era un covo di irregolari»

Coniugate libertà di culto e legalità

Pochi perché lontani dal Vigorelli, ma - lo hanno detto loro stessi - pochi anche per la paura dei controlli. Dai 4mila che pregavano in viale Jenner nelle ultime settimane, ai 500 che ieri si sono inginocchiati sull’erba del velodromo. «Lo spostamento - ha detto il vicesindaco Riccardo De Corato - ha tenuto lontani i clandestini che se ne sono stati prudentemente a casa». Il vicesindaco, su questo, ha ritrovato sintonia con la Lega: «Forse ha avuto paura proprio chi ha qualcosa da nascondere» ha confermato anche l’assessore regionale Davide Boni, che ha difeso la legge lombarda sui luoghi di culto, criticata dagli islamici di viale Jenner. «Shaari non ci può dire che non sono venuti per i controlli, allora vuol dire che per anni ci è andata bene». «Una giornata storica per la legalità a Milano. Da ora in poi non ci sarà più nessuna tolleranza per chi sgarra», ha detto il capogruppo leghista a palazzo Marino, Matteo Salvini. D’accordo An, con il capogruppo Carlo Fidanza: «Si dimostra ancora una volta che il centro di viale Jenner è cresciuto negli anni diventando un ricettacolo di presenze irregolari utilizzate come arma di ricatto nei confronti delle istituzioni».

Critica l’Udc: «Il clima da campagna elettorale di ieri - ha dichiarato Pasquale Salvatore, capogruppo in Consiglio comunale - dimostra come sia urgente uscire dall’emergenza senza demagogia». «Ora - ha attaccato il consigliere regionale dei verdi, Carlo Monguzzi - c’è una bomba umana in giro per la città».

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