Per provare a vincere a Genova, occorre guardare a Cesenatico

(...) Insomma, Marta non è un sindaco amato. Tutt’altro. E la gestione mediatica del dopo-alluvione non ha contribuito a renderla più amata (diverso il discorso sul Puc che ha anche dei pregi).
A questo punto, arriva Cesenatico. Dove lo scorso anno il sindaco uscente Nivardo Panzavolta, appoggiato dal Pd, da due liste civiche di centrosinistra, da Sinistra e libertà, da Rifondazione e i Comunisti italiani e dall’Italia dei Valori ha perso nettamente al ballottaggio contro Roberto Buda, espressione di Pdl, Lega Nord, Partito repubblicano italiano (che in Romagna è ancora una potenza) e dell’Udc (che in Romagna ricorda ancora gli insegnamenti democristiani e anticomunisti ed è coerentemente all’opposizione).
Per capire l’importanza del successo di Buda, occorre inquadrarlo nel quadro nazionale. A Genova, ad esempio, alle ultime comunali, si fece passare il buon risultato di Enrico Musso - comunque sconfitto al primo turno - come un trionfo. Ma, in realtà, bastava allontanarsi di poche decine di chilometri ed andare ad Alessandria, per trovare un sindaco uscente del Pd strapazzato dall’avversario del Pdl e sconfitto settanta per cento a trenta. Insomma, più che i meriti locali, erano stati i demeriti del governo Prodi a portare il candidato del centrodestra genovese nemmeno al ballottaggio, ma a un risultato quantomeno dignitoso.
In modo radicalmente speculare, invece, a Cesenatico, Buda è andato controcorrente. Mentre il centrodestra perdeva ovunque - e soprattutto a Milano - lui ha vinto. Grazie a tre caratteristiche, che dobbiamo seguire con molta attenzione anche qui a Genova.
Primo: Nivardo Panzavolta non era assolutamente amato dai suoi concittadini e la «non simpatia» (per usare un eufemismo) che sprigionava si è poi riverberata nelle urne elettorali, ad di là delle indicazioni elettorali del partito egemone e dei suoi satelliti di sinistra.
Secondo: Buda, invece, era molto amato. Cattolico, giovane, faccia perbene, ha sempre fatto politica a Cesenatico, impegnandosi allo spasimo in consiglio comunale e senza cercare avventure romane, per poi tornare dicendo che lui ama Cesenatico sopra ogni cosa. Soprattutto, Buda non ha mai tradito chi ha avuto fiducia in lui.
Terzo: il candidato del Movimento 5 stelle dei fans di Beppe Grillo, a Cesenatico, ha preso il 14,16 per cento. Insufficienti per vincere, ma sufficienti a non far uscire al primo turno chiunque altro.
Ora, il primo punto è analogo a quello di Genova. Credo che il caso Vincenzi sia paragonabile al caso di Nivardo Panzavolta. E, pur non essendo in grado di misurare l’appeal elettorale di Paolo Putti, candidato genovese del Movimento 5 stelle, credo che otterrà un buon risultato, anche per i voti di tutti i «No gronda» di Murta.
A questo punto, manca solo «un Buda». Che non c’è ancora.

Ma di cui si può fare un identikit: deve essere qualcuno serio e determinato, come Gianni Plinio e Matteo Rosso che hanno avuto il coraggio di dire «no» a Monti quando non era ancora di moda, due a cui bisognerebbe fare un monumento; deve essere qualcuno che difende il bipolarismo, come spiega bene qui a fianco Raffaella Della Bianca, sbarazzina pasionaria contro ogni tentazione di palude neocentrista di quelle che riaffiorano talvolta anche in Liguria, che siamo felici di avere nelle nostre file di intransigenti della democrazia; e deve essere qualcuno che capisce che l’alleanza con la Lega è strategica e, senza, non vanno da nessuna parte nè il Pdl, nè la Lega. Come ha spiegato bene l’altro giorno anche Silvio Berlusconi. Gelando i tanti fans di Monti, anche iscritti al Pdl ligure.

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