Alla resurrezione della carne stentano ormai a credere in tanti, credenti inclusi, anche se non lo ammettono. Se c'è una promessa della fede che oggi appare inverosimile a molti è proprio l'annuncio pasquale: la resurrezione dei morti nei loro corpi. E' vista come una metafora per la rinascita spirituale, un simbolo dell'anima che si eterna, ma sempre meno come una concreta promessa, seppure rinviata al Giorno del Giudizio. Non a caso cresce pure tra i credenti il proposito di farsi cremare.
La Chiesa ne ha preso atto e ha mutato atteggiamento, accoglie la richiesta ma respinge poi la seconda parte dell'intento: la dispersione delle ceneri. Non l'accetta perché vuol salvaguardare l'unità della persona, seppur in cenere, che è la premessa alla resurrezione dei corpi. Ma nella società egoista, dopo tanto abuso di io in vita, cresce la rassegnata convinzione di perderlo post mortem. Si fa strada l'idea che l'io non sopravviva ma si annulli nel Tutto o nel Nulla e torni al grembo originario da cui prese corpo e vita. Morendo si ricongiungerà al cosmo, che per i materialisti è il mondo naturale e per gli spiritualisti è una sorta di energia o Anima mundi. Ma nel desiderio di spargere le ceneri c'è anche la ripugnanza di finire reclusi in una cassa, sottoterra.
Meglio disperdersi nell'aria o nell'acqua che decomporsi.
Così a Pasqua si festeggia un glorioso equivoco. Celebrando la Resurrezione del Corpo di Cristo, si tende a escludere la propria. E si pensa: ci scioglieremo nel cosmo e tornerà alla Luce quel frammento di luce che è in noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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