Provincia, l’astensionismo punisce il centrodestra

Provincia, l’astensionismo  punisce il centrodestra

Genova sempre rossa. Anche in Provincia. Inutile l’appassionata, intelligente, incisiva campagna elettorale di Renata Oliveri, alfiere del centrodestra. Una campagna, quella contro Alessandro Repetto, affrontata senza risparmio di energie e che, a un certo punto, sembrava persino vicinissima alla vittoria, sull’onda lunga del rinnovato consenso a favore della Casa delle libertà e del contemporaneo, fortissimo dissenso, anche a livello nazionale, nei confronti del centrosinistra. Tutto questo fino al ballottaggio decisivo di domenica e ieri, caratterizzato da un astensionismo record - ha votato poco più del 47 per cento degli elettori genovesi - che ha obiettivamente penalizzato Oliveri molto più del suo avversario, nonostante la strenua difesa della candidata della Cdl. I risultati ufficiali dello scrutinio, del resto, parlano chiaro: Repetto 51,4, Oliveri 48,6, nemmeno 11mila voti di scarto. Un soffio, ma quel soffio che mantiene per altri cinque anni al vertice di Palazzo Spinola un’amministrazione provinciale nettamente sbilanciata a sinistra, nonostante la vocazione tutto sommato moderata del suo presidente.
Insomma: anche questa volta, Genova si conferma una roccaforte della sinistra, anche in assoluta controtendenza rispetto al quadro nazionale. Si aprirà il dibattito, adesso, e si troveranno indubbiamente sofisticate interpretazioni del voto e del comportamento degli elettori, per spiegare come l’erosione dello «zoccolo duro» della sinistra - dal dopoguerra, a Genova e dintorni, quasi sempre nella stanza dei bottoni - sia stato ancora una volta parziale. La realtà, ribadita dall’affermazione risicata di Marta Vincenzi su Enrico Musso per la carica di sindaco e di Repetto su Oliveri in Provincia, resta quella di un elettorato che non si schioda dall’«appartenenza, a prescindere». A prescindere, innanzi tutto, dalle contraddizioni politiche: basti pensare che la candidatura-Repetto è stata osteggiata apertamente, fino all’ultimo, da Rosario Monteleone, l’esponente ligure di maggior peso, in tutti i sensi, del suo stesso partito, la Margherita. A prescindere, inoltre, dalla pressione fiscale (ai più alti livelli nazionali!), dal pressapochismo amministrativo, dalla situazione di una città e di un territorio che sono diventati «più belli» non per i provvedimenti dei suoi governanti, ma per i soldi arrivati dal governo Berlusconi. E ancora: a prescindere da condizioni di sicurezza, di tutela dell’incolumità dei cittadini, di stagnazione degli investimenti produttivi. A prescindere, addirittura, dalla spaccatura della stessa sinistra che non perde occasione per dimostrare clamorose differenze di vedute: il più recente episodio, venerdì scorso, quando il diessino Stefano Bernini è stato nominato presidente del Municipio Medio Ponente, alla faccia del diktat dell’Unione che aveva imposto l’insediamento dei «minisindaci» delle ex circoscrizioni solo dopo l’esito del ballottaggio. Bernini ha fatto di testa sua, ha riunito il consiglio, s’è fatto nominare, e s’è preso i complimenti dell’opposizione. E l’Unione disunita non ha potuto che prenderne atto. Poteva essere un ulteriore elemento di disagio, alla vigilia del voto Repetto-Oliveri. Invece la sinistra ha vinto lo stesso. Gli analisti della politica sono chiamati a fare acrobazie carpiate e rovesciate per spiegare l’arcano...
In ogni caso, per Renata Oliveri e la Casa delle libertà, una sconfitta molto più che onorevole. Lo sottolinea l’onorevole Claudio Scajola (Forza Italia), presidente del Copaco, il Comitato di controllo sui servizi segreti: «A Genova, la sinistra si salva per il rotto della cuffia - sottolinea in particolare Scajola - ma esce da queste lezioni molto più debole. Per noi, arrivare al ballottaggio e uscirne con questo risultato, in una situazione come quella genovese, comporta una grande soddisfazione. Basta pensare che il centrosinistra ha vinto, questa volta, con dieci punti in meno rispetto a cinque anni fa. Dai cittadini di Genova e della sua provincia - aggiunge Scajola - è uscito un forte segnale di malessere verso il governo nazionale e verso gli amministratori locali. Entrambi hanno penalizzato gravemente Genova e la Liguria. Anche nel capoluogo ligure spira ora un vento diverso, un vento di libertà. Quello di oggi è un grande passo avanti, ma è solo il primo passo. Un doveroso grazie, infine, a Renata per la splendida battaglia condotta, e per quelle che continuerà a condurre con noi per Genova e la Liguria».
A giudizio, inoltre, di Michele Scandroglio, coordinatore regionale di Forza Italia, «Genova non è più Stalingrado, anche se quando non si vince occorre avere l'onestà di ammetterlo. Nel panorama provinciale la sinistra peraltro è sconfitta a Rapallo con il successo del forzista Mentore Campodonico e aveva già perso Chiavari. Repetto e il centrosinistra che prevalgono ai punti, pochi - insiste Scandroglio -, danno il segno che una nuova stagione "la nostra", sia davvero cominciata.

Non vincere per 10mila voti è un risultato straordinario di cui bisogna ringraziare l'entusiasmo e la competenza di Renata Oliveri, la compattezza del centrodestra, la generosità dei nostri elettori e soprattutto l'impegno straordinario di Silvio Berlusconi. Da oggi si può lavorare per offrire ai Genovesi una concreta alternativa di governo».

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