Cronaca locale

In provincia mancano 140mila alloggi

Il rapporto del Cresme traccia lo scenario per i prossimi dieci anni: «In Brianza serviranno 40mila abitazioni»

Tra un decennio saranno la Brianza e la Martesana ad avere fame di case. Stralcio dello scenario che la Provincia di Milano mette nero su bianco in una ricerca realizzata da Cresme attorno al fabbisogno abitativo nei 189 comuni del milanese. Analisi che porta i ricercatori del centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio a suggerire di realizzare entro il 2017 un numero di abitazioni tra 114mila e 141mila.
Necessità abitativa contrassegnata da tutti quegli elementi di dinamica sul territorio - crescita demografica, numero di famiglie, immigrazione, situazioni di disagio abitativo - che nel 2005, in analoga ricerca, portarono gli esperti del Cresme ad evidenziare una domanda abitativa leggermente inferiore: tra centomila e 140mila alloggi. E due anni dopo, secondo i numeri della ricerca, si riconferma «una vera e propria emergenza della domanda residenziale», con una forbice - 114mila e 141mila - che «al di là delle diverse potenzialità di crescita del livello di competitività del sistema economico» riconferma l’attuale tendenza migratoria.
«Quadro sicuramente di grande rilievo che suscita una serie di riflessioni per le Istituzioni» commentano dall’assessorato provinciale alla Politica del territorio: infatti, l’indagine sulla richiesta di casa sul territorio provinciale fornisce «un utile strumento di previsione, pianificazione e controllo». Come dire: i dati che saranno presentati ufficialmente mercoledì al centro congressi Stelline rappresentano una quantificazione certa del fabbisogno nei cosiddetti «sistemi territoriale della provincia» ossia Nord Milano, Nord e Groane, Rhodense, Legnanese, Castanese, Magentino, Abbiatense, Sud Milano, Sud Est Milano, Martesana-Adda e Brianza.


«Quantificazione certa» che offre alle amministrazioni locali la possibilità di mettere a punto «politiche mirate differenti» e consente, naturalmente, di «integrare le politiche abitative con quelle urbanistiche per raggiungere, dicono da Palazzo Isimbardi, «quell’obiettivo non solo possibile ma necessario per quelle istituzioni pubbliche che vogliono coordinare le iniziative sul tema della casa.

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