P er il suo centocinquantesimo compleanno, la Provincia di Milano ha pensato a una festa particolare, mettere in mostra i gioielli di famiglia. Unidea semplice ma efficace quella di esporre per la prima volta, e tutta insieme, la collezione di opere darte di stanza nei palazzi e negli uffici dellente, a cominciare dalla sede di via Vivaio. Un atto dovuto nei confronti dei tre milioni di cittadini a cui quelle opere in fondo appartengono, sottolineano i vertici della Provincia, motivo che rende gratuito laccesso allesposizione di dipinti e arredi nelle sale dello Spazio Oberdan. Dovuto forse, ma non scontato, in unepoca in cui è certo più di appeal presentare mostre con nomi altisonanti. Il percorso espositivo a cura di Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo e Rosanna Pavoni, offre in realtà unoccasione unica non soltanto per gli appassionati darte ma anche per gli storici: quella di ammirare capolavori di artisti maggiori e minori mai visti prima in mostra e in alcuni casi persino sconosciuti agli studiosi. Un caso per certi versi eclatante riguarda ad esempio due dipinti del futurista Enrico Prampolini, «Architettura spaziale» (1929) e «Introspezione aerodinamica» (1930) stranamente ignorati dalle mostre sul centenario del movimento marinettiano. Al di là degli inediti, la mostra mette in luce per la prima volta lingente patrimonio di opere che vanno dal Rinascimento ai giorni nostri collezionate metodicamente dalle amministrazioni provinciali a partire dalla fondazione dellente nel 1960. E che, sottolinea il vicepresidente e assessore alla Cultura Novo Umberto Maerna, non si ferma tuttora nonostante i tagli. «Ancora oggi - dice Maerna - la Provincia è lunico ente che rispetta sistematicamente la legge che impone di destinare agli investimenti in arte il due per cento del costo delle opere pubbliche». Per gli appassionati di storia, i «Tesori della Provincia» offrono un itinerario fedele sulla politica di acquisizioni dal periodo postunitario che, nei decenni, si è sempre avvalsa della partecipazione dei maggiori antiquari italiani. In particolare, dagli inizi del Novecento fino alla metà degli anni Cinquanta, gli acquisti sul mercato dellarte ebbero lo scopo di arredare Palazzo Isimbardi e adeguarlo alla sua funzione oltre che arricchire il patrimonio delle sedi periferiche. La mostra è suddivisa in tre settori: quello del patrimonio antico, quello dellOttocento e quello del Novecento a cui si aggiunge il fondo della fotografia che annovera numerosi artisti contemporanei come Gabriele Basilico, Thomas Struth, Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, Thomas Struth, Peter Fischli & David Weiss. «Quando negli archivi ho esaminato le lettere daquisto -dice la curatrice del settore antico Rosanna Pavoni- le parole ricorrenti erano dignità, eleganza e magnificenza». In mostra alcuni capolavori pittorici come la tela del Favretto «Amore tra i polli» del 1879, ma anche oggetti e arredi di autentica rarità come il secre'taire di Giuseppe Maggiolini, la sfera celeste in pergamena dipinta di Giovanni Giacomo de Rossi del 1676.
«Mettere in mostra questo grande patrimonio -sottolinea Maerna- ha lo scopo di sottolineare lidentità del nostro territorio e ha anche una funzione didattica nel coinvolgimento delle scuole della provincia. Infine, rientra in una politica che vuol mettere la cultura al servizio del popolo e non soltanto di una élite».
La parte più importante della collezione riguarda la pittura e la scultura dell'Ottocento, nucleo entrato nella raccolta prevalentemente per acquisto diretto alle mostre annuali di Brera, alle mostre organizzate dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente dopo il 1886, alle Esposizioni Nazionali tenutesi nel secolo XIX. In prevalenza, opere di paesaggisti lombardi, ma anche di scuola piemontese, veneta e napoletana. Tra gli artisti in mostra, Leonardo Bazzaro, Achille Befani Formis, Eugenio Gignous, Pompeo Mariani, Luigi Bisi, Angelo Trezzini, Luigi Bianchi e Eugenio Spreafico.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.