Provincia, nel mirino di Penati altri 4 compagni-assessori

Presidente accusato di deriva centrista: dopo il licenziamento di Barzaghi la rivolta continua. Fi: «Crisi nella maggioranza»

La defenestrazione di Giansandro Barzaghi dalla giunta provinciale non frena quelli che sognano di fare i «commissari del popolo». Nessuna marcia indietro degli assessori di Rifondazione, Verdi e Sinistra democratica - rispettivamente, Irma Dioli con Bruno Casati, Pietro Mezzi e Paolo Matteucci - ancora pronti a «fronteggiare» politicamente «le derive centriste e ormai non più solo centriste del Pd e del presidente Filippo Penati».
E insieme a loro, naturalmente, per sbattere sul banco degli imputati il Pd e l’inquilino di via Vivaio - indisponibile a fare e a subire un’autocritica in stile Pol Pot - sono pronti anche undici consiglieri di maggioranza su venticinque. I cinque di Rifondazione (Antonello Patta, Ombretta Fortunati, Luigi Greco, Pietro Maestri e Luigi Tranquillino), i tre della Sinistra democratica (Giuseppe Foglia, Massimo Gatti e Alessandro Pezzoni), i due Verdi (Andrea Gaiardelli e Giuseppe Scarano) e, in aggiunta, pure l’unico rappresentante dei Comunisti italiani, Luca Guerra, che tra l’altro ha già sfiduciato il «suo» assessore, Francesca Corso, rea di collaborazionismo con il «nemico» Penati.
Chiaro che, da oggi in poi, ogni seduta del consiglio provinciale può riservare amare sorprese a Penati: non regnerà più la logica dell’«allineati&coperti» bensì quella della fronda «dura e pura». «Evidente che la maggioranza è in crisi e che quelli del tribunale del popolo non si fermano pure dopo l’uscita di scena di Barzaghi» chiosa Bruno Dapei, capogruppo di Forza Italia. Annotazione sostenuta da un virgolettato dello stesso Barzaghi che, a botta calda dopo il ritiro delle deleghe da parte di Penati, sostiene per il futuro la «legittima e democratica possibilità di espressione (di tutti gli assessori,ndr)» che «non può essere certamente espropriata a nessuno». Avvertenza che gli assessori del coordinamento della sinistra dell’amministrazione provinciale non si censureranno certo «nell’espressione delle proprie valutazioni politiche».
Come dire: da qui al 2009 sarà «fronda» continua al presidente Penati, che da sempre - questo è il leit motiv di fondo - impedisce ogni confronto politico. E mentre nei corridoi di via Vivaio si vagheggia di nuove possibili uscite di assessori dalla giunta - il primo nel mirino sarebbe Matteucci, responsabile dei Trasporti e Mobilità, che parla però di «coordinamento della sinistra» limitata «al consiglio e non alla giunta» -, il presidente rassicura gli alleati (Prc e sinistra) che non «c’è alcun problema politico» e che, comunque, lui, di «verifica» non vuole sentirne parlare.

«La verifica a facciamo tutti in giorni confrontandoci sul programma» afferma Penati, che tra qualche giorno affronta la costruzione del bilancio 2008. Conferma implicita, per dirla con Barzaghi, che chi dissente «viene posto davanti al bivio: o accetta il volere di Penati o sta fuori».

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