Gianandrea Zagato
Disagi, code e pesanti costi sociali. Sintesi del calvario quotidiano di centinaia di migliaia di pendolari. Fotografia dei forzati delle quattroruote, quelli che sono costretti a infilarsi nellinferno autostradale lombardo dove si viaggia a nemmeno trenta chilometri allora. Viaggi da dimenticare in una «Regione fra le più evolute al mondo», osserva Ludovico Grandi, presidente dellAutomobile club di Milano. Che denuncia le carenze nel settore delle infrastrutture ma invita «a realizzare subito quelle su cui da tempo cè ampia condivisione».
Appello a fare presto e bene, anche per non restare sempre in controtendenza rispetto al resto dEuropa, dove la rete autostradale è invece aumentata del 230 per cento. Crescita impensabile in Lombardia e soprattutto nella Provincia di Milano, dove il deficit infrastrutturale è conseguente allimmobilismo di unamministrazione provinciale più attenta al consenso della sinistra che ai bisogni delle persone. Osservazione frutto della cronaca, come prova lultima contestazione firmata da Margherita, verdi e Rifondazione comunista contro chi vorrebbe dare inizio a opere tanto attese quanto indispensabili.
Stavolta nel mirino cè lassessore provinciale Alberto Grancini considerato colpevole per aver pubblicamente bocciato il progetto «alternativo dei sindaci» sulla Tangenziale est esterna di Milano. Progetto che «minaccia di procastinare i tempi di realizzazione e di gettare la zona nel caos viabilistica» garantisce lassessore. Parole «inopportune, estemporanee e offensive» secondo Mario Barbaro (Margherita), «uscita a titolo personale perché la Provincia è impegnata a valutare un tracciato alternativo e più rispettoso» aggiunge Antonello Patta (Rifondazione), «il nostro impegno non può essere quello di costruire nuove strade» chiosa Andrea Gaiardelli (verdi).
Tutto chiaro, nessun equivoco: la giunta provinciale guidata dal ds Filippo Penati non «cambia idea» sul sistema infrastrutturale del milanese. E condanna gli automobilisti a perdere migliaia e migliaia di ore al volante, con «un danno quantificabile in non meno di due milioni di euro». Scelta politica che vale tanto per Tem quanto per BreBeMi - «lautostrada dei ricchi» secondo lassessore provinciale ai Trasporti, Paolo Matteucci - e, naturalmente, per Pedemontana.
Ritardo inaccettabile e colpevole che blocca quelle opere che il Sistema Italia non può permettersi di perdere e la cui marcia è quantomeno rallentata dagli inquilini di Palazzo Isimbardi.
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