La Provincia stampa (e paga) la rivista che finisce nel cestino

«La rivista illustrata, in italiano e inglese, risponde alle necessità di informazione di turisti e cittadini grazie a una attenta selezione di eventi e proposte a Milano e in provincia». Così, la Provincia di Milano spiega la necessità di stampare cinquecentomila copie di Milano Mese. Più che giusto.
Ma c’è un dettaglio non da poco: di quelle cinquecentomila copie stampate ne vengono diffuse si è no ventimila. Le altre? «Al macero, tutte al macero» raccontano dagli uffici di Milano tourist al 19 di piazza Duomo ovvero l’ufficio informazioni turistiche che dal gennaio 2007 ha lasciato il palazzo dell’Arengario e si è trasferito nei locali dell’ex albergo diurno Cobianchi.
«È uno spreco di carta e pure di tempo», denunciano i lavoratori di Milano tourist: «Ogni mese siamo, infatti, alle prese con poco meno di cinquantamila copie del periodico che non viene distribuito. E, naturalmente, ci tocca smaltirle». Operazione che, confidano, porta via almeno tre giorni lavorativi: «Poiché rispettiamo le normative della raccolta differenziata dei rifiuti, siamo costretti a togliere il cellophane da ogni copia e, quindi, impacchettare le copie per il macero. Il tutto sempre con un occhio puntato ai visitatori che reclamano informazioni».
Particolare: del problemino sono stati avvertiti sia i vertici dell’assessorato al Turismo - dal direttore centrale Pia Benci all’assessore Antonio Oliverio - che il numero uno della comunicazione di Palazzo Isimbardi, Franco Maggi. Ma lo spreco di tonnellate di carta continua. «Su dieci visitatori che reclamano informazioni sull’offerta culturale in città piuttosto che sulle strutture ricettive di Milano e sui servizi connessi alla fruizione turistica, be’ solo uno se ne va portando con sé una copia di Milano mese».
Fine ingloriosa dunque della storica testata dell’Ept prima e successivamente dell’Apt milanese. Che, determine dirigenziali alla mano, costa «poco meno di duecentomila euro all’anno» sostiene Giovanni De Nicola, capogruppo provinciale di Alleanza nazionale: «La stampa della pubblicazione è affidata alla società Il Guado mentre la realizzazione grafica è a cura della Digital Art di Andrea Vitale. C’è poi da aggiungere la "realizzazione implementazione data base di Milano mese" che l’amministrazione Penati ha affidato alla Fondazione Rcm. Totale dell’operazione: duecentomila euro». Che, in verità, sono poca cosa in raffronto al milione e cinquecentomila euro che Filippo Penati spende per la rivista Provincia in casa - «tra redazione, grafica, confezionamento e distribuzione» - al milione di euro sborsato per il quindicinale Q5 - «illustra l’attività del presidente a nemmeno un anno dalla scadenza del mandato» e, ai trecentomila euro che la Provincia paga «alle televisioni locali per un miniTg tutto pro-Penati».


Pacchetto di investimenti pro-comunicazione che costa salato ai milanesi poiché, sottolinea Max Bruschi di Forza Italia, «Maggi ha anche promosso video, siti web, gadget e perfino sacchetti di plastica griffati - 150mila pezzi a 23mila euro, iva esclusa - e consulenze d’oro». E mentre si moltiplicano gli esposti del centrodestra alla Corte dei Conti, al 19 di piazza Duomo si gettano i soldi pubblici nel cassonetto della carta straccia.

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