Qualcuno avvisi Filippo Penati and company che i milanesi non ne possono più della sua invadenza sul piccolo schermo. E avvertitelo pure che i cronisti sono ormai al limite della sopportazione per le quotidiane note del zelante portavoce dellinquilino uscente di Palazzo Isimbardi, che al candidato del centrodestra lancia e rilancia linvito al confronto televisivo. Se ne faccia una ragione, presidente Penati: Guido Podestà ha scelto di girare tra piazze e bancarelle dei mercati piuttosto che peregrinare tra salotti tv. È tra i milanesi che Podestà spiega in dettaglio ciò che «Penati non ha fatto in cinque anni», che «Penati ha fatto, poco, speculazioni finanziarie incluse».
Penati impossibilitato a raccontare quel che non cè della «sua» Provincia, dunque, continua ad insistere e litigare ogni giorno sul confronto che non cè, accusando perfino Podestà di «accampare scuse per non mettere i milanesi in condizione di vedere qual è il programma migliore per la Provincia». Non finisce più di sorprenderci lex venditore di polizze Unipol: mentre le sue comparsate televisive si riversano sugli elettori come autopromozione di lusso travestita da informazione, lui, grida al complotto, al delitto di lesa democrazia perché il centrodestra non ci sta a giocare con le immagini e le fotografie ritoccate.
«Non cè bisogna adesso di un vertice davanti alle telecamere» dicono dal Pdl ovvero «è inutile»: concetto chiaro ma chi non prova il minimo imbarazzo nello sfruttare le cariche istituzionali, be non può neppure comprenderlo. E, allora, per la gioia dei pasdaran della serie dellinarrestabile blob penatiano, ecco spuntare perfino il coordinatore della sua campagna elettorale, Matteo Mauri, a reclamare un quarto dora davanti alle telecamere versus Podestà. Basta, please. La misura è stracolma.
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