Cronaca locale

«Il provincialismo ci salverà»

I l conte Gaddo della Gherardesca, vicepresidente della Pubblicità Stampa Edizioni, è nato a Firenze ma è milanese d’adozione. Noto per aver trasformato il piccolo comune di Castagneto Carducci nella terza località toscana più frequentata da un turismo d’elite è anche conosciuto alle cronache per la sua storia d’amore con Sarah Ferguson e per aver concentrato intorno al Castello dei della Gherardesca, gran parte della mondanità.
Lei è considerato un mago della comunicazione. Come è riuscito a trasformare Castagneto Carducci in Toscana nella località più citata all’estero dopo Firenze e Siena?
«Gli ingredienti sono semplici: ingredienti che io ho avuto solo la capacità di miscelare, direi sapientemente. Nel caso di Castagneto, gli ingredienti erano: la bellezza del luogo, conservatasi grazie a Dio e grazie alle cure della mia famiglia per 10 secoli, e la sua storia; il terzo ingrediente è la comunicazione, che è la mia materia.
Lei lavora a Milano dal 1979, si è occupato di marketing nelle multinazionali e dal 1986 fa il concessionario di pubblicità. Chi sono i concessionari di pubblicità?
«Sono coloro che concorrono - in gran parte - al buon risultato dei mass media. Come avviene nel caso della televisione commerciale: nelle reti Mediaset è Publitalia che garantisce il successo, visto che Mediaset non ha il canone. Oggi il risultato, a seconda dei mezzi, è costituito dal 100% dalla pubblicità o in quote più ridotte, non comunque inferiori al 40-50%, nei casi più favorevoli della distribuzione. Per quanto riguarda i giornali, oggi vanno forte quelli di gossip che in edicola hanno numeri consistenti, tali da incidere sul fatturato. Ma la pubblicità, nel bene e nel male, resta un elemento decisivo. Noi siamo, in definitiva, coloro che portano fieno in cascina agli editori».
Milano ha ancora il primato nel settore della pubblicità?
«Mah, bisogna capire in quale categoria corriamo: in Italia Milano ha sicuramente il primato, perché qui hanno sede le più grandi agenzie, i più grandi editori, così come gli uffici di pierre. Inoltre, vi operano ampi settori dell'economia che investono e sono fortemente influenzati dalla pubblicità: come il comparto della moda, per esempio. In questo senso, Milano è certamente la capitale della comunicazione».
Trova che Milano in questi anni sia divenuta un po’ provinciale?
«L’Italia è un paese di piccoli e medi imprenditori. Di conseguenza la localizzazione degli interessi è un fatto scontato. Se a questo poi aggiungiamo le nostre radici storiche fatte di singoli Stati (la Repubblica di Venezia, il Regno di Napoli, il Granducato di Toscana...) va da sè che la dimensione nazionale del nostro Paese sia completamente diversa da quella della Francia, Inghilterra e Spagna. Ma il provincialismo non è sempre un male perchè recentemente ci ha salvato da maggiori guai finanziari. Per cui dobbiamo essere soddisfatti delle nostre eccellenze milanesi come la moda e la medicina e non cercare di paragonarci ad entità come Parigi o Londra che per storia e dimensioni sono su di un altro piano».
A proposito di moda, sua sorella Sibilla è il motore di Pitti immagine...
«Ecco, Pitti Immagine è il classico esempio di come gli italiani, contando solo sui propri mezzi, riescano anche a produrre delle cose straordinarie. È un team di poche persone capitanate da Raffaello Napoleone. Lapo Cianchi, Agostino Paletto e Sibilla Della Gherardesca hanno reso Pitti Immagine un faro della moda nel mondo.
Lei la moda la segue o no?
«Io amo la creatività e quindi io amo la moda. Se si considera che le collezioni devono essere due all’anno, personaggi come Giorgio Armani possono a buon diritto vantare una creatività straordinaria».
Se le chiedessero di scegliere una persona con cui trascorrere una giornata insieme, chi vorrebbe?
«Mi piacerebbe passare un giorno con il Presidente degli Stati Uniti e un giorno con uno di questi straordinari fashion stylist nell’ambito della moda: per capire come riescano ad essere così creativi...»
Suo fratello Manfredi invece è un mercante d’arte a Londra...
«Mio fratello Manfredi è un uomo raffinato e "internazionale". Con lui mi diverto molto perché ha un entusiasmo straordinario, è un ricettacolo di notizie, di informazioni, di gossip, di conoscenze eccetera eccetera».
Tra l’altro è sposato con la figlia dell’ex manager dei Rolling Stones...
«Sì, Rupert Lowenstein, l’ex manager finanziario, fino all’anno scorso dei Rolling Stone. E la cosa divertente è che lui, Rupert, è da un lato il capo dell’Ordine di Malta in Inghilterra, quindi quanto di più tradizionale esiste essendo un principe, dall’altro è il manager dei Rolling Stone».
Che ricordo ha della sua storia d'amore con Sarah Ferguson?
«Lei per me rimane una donna straordinaria, molto eclettica. Ho un'ottimo ricordo, anche se purtroppo, ci vediamo poco, in quanto la vita divide a causa dei reciproci impegni.

Siamo sempre in contatto e in ottimi rapporti».

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