Roma - Ministro Ignazio La Russa, Bersani ha rievocato «le fogne» come luogo della destra. Le ricorda qualcosa?
«Spero proprio che abbia ragione».
Prego?
«Un tempo ci gridavano “fascisti carogne tornate nelle fogne” e noi la prendevamo con spirito. Marco Tarchi, che allora era solo un giovane brillante, fece il giornalino La voce della fogna. Pochi anni dopo le bandiere rosse caddero dal Cremlino e finirono nel fango. Noi, invece, passammo dalle fogne al governo. Prendiamola come una profezia quella di Bersani. Vorrà dire che governeremo ancora per molto».
Non sembra così facile, anche perché le possibilità che Fini e Berlusconi trovino un accordo sono in caduta libera.
«La situazione è stabile. Le novità potrebbero venire dal discorso di Fini a Mirabello e dalla risposta di Berlusconi, ma il quadro non cambia: il governo, il Pdl e la maggioranza hanno indicato delle priorità scegliendole tra i punti del programma. Non sono da discutere nel merito».
Fli si comporterà di conseguenza, ad esempio sul processo breve?
«Contano i comportamenti parlamentari, fino a quando su questi provvedimenti ci sarà l’adesione della maggioranza si andrà avanti, altrimenti restano due strade. Una prevede che si sostituisca chi esce dalla maggioranza, a patto che il governo rimanga lo stesso. Nell’altra, la parola passa al Presidente della Repubblica e la nostra richiesta in questo caso è nota: elezioni anticipate».
Lei che conosce gli umori degli elettori di destra, cosa succederebbe se Fini accettasse la proposta del Pd e si coalizzasse con il centrosinistra?
«Non c’è bisogno di conoscere gli umori degli elettori di destra, che comunque stanno da un’altra parte. Conosco bene Fini e credo che lui non abbia pensato nemmeno per un momento a una cosa del genere. È il presidente della Camera, restano più di due anni di legislatura. Può succedere di tutto e io credo che le ipotesi di fine legislatura siano lontane».
Sul deferimento ai probiviri dei finiani sono possibili aperture da parte vostra?
«Il documento che avete pubblicato (quello approvato dall’ufficio di presidenza del Pdl, ndr) lascia aperta una porta. Ci sono due problemi distinti. Intanto abbiamo un partito e due gruppi parlamentari, cosa che, a differenza di quello che dice Calderoli, non è mai capitata. Di fronte a questa anomalia abbiamo dato tempo e abbiamo evitato di attivare subito una procedura che sarebbe stata automatica. Poi sono state deferite tre persone (Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata, ndr) per comportamenti specifici che avrebbero potuto portare alla sospensione immediata. Anche lì ci siamo spogliati di un potere, abbiamo dato tempo e abbiamo affidato tutto ai probiviri. Che sono gli unici ad avere competenza sui tempi della convocazione».
E i coordinatori locali?
«Quello è un caso diverso, visto che sono cariche fiduciarie. Pretendere che un gruppo di minoranza governi il Pdl mi sembra troppo; in alcuni casi mi sarei aspettato un passo indietro direttamente da loro. Mi dispiace citare sempre lui, ma penso al coordinatore di Bologna».
Come vedrebbe Mario Baldassari al ministero dello Sviluppo economico?
«Non sono mai stato interpellato, ma lo stimo come capacità professionali. Che possa fare il ministro in questo contesto, appartenendo a un altro gruppo, lo ritengo abbastanza improbabile».
Massimo Corsaro, esponente Pdl che lei conosce bene, vuole ricomprare la casa di Montecarlo. Partecipa anche lei?
«Non ne sapevo niente, ma capisco il suo ragionamento e anche lo stato d’animo di tutti quelli che hanno aderito. Mi sembra un’iniziativa di buon senso per sanare una questione che si sta trascinando troppo a lungo senza risposte definitive».
C’è un riferimento alle domande del Giornale che Fini ignora?
«Non voglio dire di più».
Agosto è stato segnato dalle liti e c’è l’impressione che non abbiate avuto tempo per governare. È giusto?
«Niente di più falso, al massimo si è bloccata la comunicazione noi intendiamo farla ripartire con la grande festa della libertà che si terrà dal 23 a Milano. Noi abbiamo fatto ogni giorno qualcosa. Ora parte un’iniziativa che per me è molto importante, voi giornalisti la chiamate mininaja. Tre settimane in cui i giovani che ne fanno richiesta assumono la qualifica di soldati e fanno un corso teorico e pratico. Imparano a fare i volontari e i valori delle forze armate, a partire dalla patria.
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