«Di questi tempi di bilanci magri sia per le aziende che per gli enti pubblici, la pubblicità sui cantieri è la leva insostituibile per consentire lafflusso di risorse finanziarie alle operazioni di recupero monumentale». Da questo dato di fatto muove il ragionamento svolto da Agiar, lassociazione delle concessionarie dei grandi impianti, che raccoglie le principali aziende che operano nel settore dei maxi teli a Milano, per un fatturato complessivo di 40 milioni di euro nellultimo anno.
«La pubblicità in questi anni - sostiene Lucio Bergamaschi, esponente dellassociazione - ha consentito il restauro di numerosi beni monumentali. Primo fra tutti Palazzo Marino, per continuare con le Mura spagnole, Palazzo Reale, lArco della Pace. Sulla necessità della pubblicità sono tutti daccordo ma poi nei fatti ci scontriamo quotidianamente con una miriade di difficoltà che rendono impossibile il nostro lavoro».
Il primo problema che le concessionarie si trovano ad affrontare è la richiesta di canoni di affitto molto alti. «Sono irrealistici e insostenibili - si lamentano -. Le proprietà edilizie sembrano non rendersi conto della crisi della pubblicità: negli ultimi sette mesi cè stato un calo del 40 per cento».
Per di più, le banche hanno ristretto laccesso al credito e i clienti rimandano sempre di più i pagamenti. Aumentando notevolmente le difficoltà. Il Comune, con lapprovazione del nuovo regolamento sulle pubblicità, ha notevolmente semplificato le regole. Ma non basta. «Il Comune - puntualizza Bergamaschi - non è ancora riuscito ad allineare le procedure di rilascio delle occupazioni del suolo pubblico con quelle pubblicitarie, mettendo a rischio la partenza di ogni nuova esposizione.
Agiar stima che, dal 200 ad oggi, il valore delle opere realizzate su immobili monumentali di proprietà pubblica nella sola Milano grazie alla pubblicità superi i 30 milioni di euro.
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