Puccini, una mostra sui melodrammi

A proposito di Bohème, è vero che scrivi un'altra opera?». «Sì, e, credi, che ne sono innamorato... Amo la mia Madame Butterfly come non ho mai amato né le fate sonnambule e danzanti delle Villi, né Fidelia, né Tigrana, né Manon, né Musette, né Mimì... Già, per noi compositori, la più bell'opera è sempre l'ultima che scriviamo!». Così rispose Giacomo Puccini, nel 1902, a una domanda del giornalista e amico Carlo Paladini.
Puccini, che con la sua musica ha emozionato intere generazioni di spettatori nei teatri di tutto il mondo, era soprattutto questo: un'anima che visse d'arte, di musica e di sentimento. A lui è dedicata la mostra «Intramontate stelle», fino al 28 giugno alla Biblioteca Sormani, per celebrare i 150 anni dalla nascita. Una rassegna bibliografica dei suoi melodrammi che illustra la profonda interazione tra libretto, fonte letteraria e le altre componenti delle sue opere.
Ai melodrammi Puccini dedicò tutto se stesso, curando ogni aspetto della composizione, dalla ricerca del soggetto alla messa in musica, fino al lavoro sul libretto. Ispirandosi al teatro francese e americano, plasmò le sue opere trasformando le fonti letterarie in dramma e adattando la musica all'ambientazione di ogni singola vicenda. Un percorso filologico e musicale che passa attraverso edizioni e libretti originali, partiture e dischi in vinile, riviste e immagini dell'epoca, incisioni e ritratti contemporanei. Si parte da Le Villi, la sua prima opera-ballo presentata nel 1884 al Teatro dal Verme, si prosegue con Edgar, riservata al più prestigioso palco della Scala, e quindi la Manon che segnò l'inizio della fruttuosa collaborazione con Luigi Illica e Giuseppe Giacosa.

Furono loro i librettisti dei tre capolavori successivi: La Bohème tratta dal romanzo a puntate di Henri Murger, la Tosca, ispirata al verismo di Sardou e la sua prima opera esotica, Madame Butterfly dal dramma di David Belasco.

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