È una bella mostra e una bella iniziativa questa che vede nelle sale del liceo artistico Umberto Boccioni di piazza Arduino 4 la grafica che porta il nome di Giorgio Upiglio (Nel segno di Upiglio, fino al 3 maggio). Ottantenne, milanese, figlio darte, Upiglio è infatti il re degli stampatori, il punto di riferimento per tutti quegli artisti, italiani e stranieri, che hanno voluto nel Novecento misurarsi con la tecnica dellincisione. Da De Chirico a Duchamp, da Man Ray a Vedova, da Maccari e Bartoli a Sigfrido Bartolini, la tipografia di via Spartaco prima, poi, a partire dagli anni Sessanta, di via Fara, è stata il luogo deputato dove questi maestri tornavano allievi e docilmente seguivano i consigli di questo mago stampatore, uno che di quellarte conosceva tutto e anche di più.
In mostra ci sono esemplari originali, libri darte e, particolare significativo per un liceo artistico, una sezione didattica con i «ferri» del mestiere: punte, lastre di rame per lacquaforte e di pietra per la litografia, sgorbi, bulini.... Nel suo atelier sono passate realizzazioni memorabili: Il reale assoluto di Arturo Schwartz con litografie di Marcel Duchamp, El circulo de piedra con testi di Carlos Franqui e litografie di Adami, Calder, Mirò, Tapiés, Le gambe di Saint-Germain, dove le belle acqueforti a colori di Dino Buzzati ritraggono gambe affusolate sullo sfondo di Parigi...
Da anni Upiglio alterna la sua attività di stampatore a quella di talent scout di giovanissimi artisti e di sperimentazione di nuove possibilità operative che concilino sapere tradizionale e tecniche innovative. Tre anni fa, una triplice mostra curata da lui e dalla sua fedele assistente Monia Pavone si è poi trasformata nella bellissima esposizione alla Calcografia di Roma, un successo di critica e di pubblico come da tempo non si ricordava.
Nessuno meglio di Upiglio ha saputo impersonare questa nuova figura di maestro artigiano. Non si deve infatti solo alla sua bravura tecnica se gli artisti più rappresentativi dellarte contemporanea hanno varcato lingresso del suo laboratorio, situato in un cortile della vecchia Milano che ancora ricorda le descrizioni di fine Ottocento di un Paolo Valera. In lui hanno trovato il collaboratore, luomo capace di elaborare nuovi mezzi, di partecipare vitalmente alle invenzioni del processo creativo.
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