Le Big Three sono tornate, almeno sulla carta. Lo scatto dorgoglio di Gm è significativo. Non poteva, il colosso di Detroit, vestire labito di parente povero (dare cioè lok definitivo alla cessione di Opel alla cordata Magna-Sberbank) nel giorno della rinascita di Chrysler, seppur in chiave Fiat e, soprattutto, a 48 ore dallannuncio dellaltra rivale, Ford, di essere tornata a guadagnare e di prevedere «solidi profitti nel 2011». E così Fritz Henderson, numero uno di General Motors, piuttosto che passare per il manager che ha venduto il marchio Opel ai russi, ha preferito rischiare di innescare un doppio incidente diplomatico: con il governo tedesco, ormai sicuro di aver risolto la grana Opel, e quello di Mosca, «gelato» dalla decisione irrevocabile presa dal board del gruppo di Detroit.
Quella arrivata dal Michigan è una scelta coraggiosa che, sicuramente, sarà apprezzata dai costruttori europei. Lasciando Magna-Sberbank con un pugno di mosche, Gm manda di fatto allaria i progetti del premier Vladimir Putin, il quale puntava proprio su Opel per portare lindustria automobilistica russa, particolarmente sofferente in questo momento, ai livelli dei maggiori Paesi produttori. Il castello progettato dal Cremlino, dunque, crolla ancora prima che venga posta la prima pietra.
Non è un caso che proprio Sergio Marchionne, ceo di Fiat e Chrysler, tagliato fuori nei mesi scorsi da Berlino nonostante lofferta torinese per Opel si presentasse più interessante dal punto di vista industriale, abbia accolto con favore la decisione degli ex alleati di Detroit: «È una scelta totalmente razionale - ha detto ieri prima di scendere nei dettagli su Chrysler - perché, considerando quello che è successo, era lunica soluzione. È una cosa buona per lEuropa. Ora Gm dovrà razionalizzare le infrastrutture in Europa, troppo grosse e complesse».
Il segnale che arriva dagli Usa, comunque, è forte e rassicurante. Solo un anno fa, di questi tempi, i vertici di General Motors, Ford (il ceo Alan Mulally è lunico sopravvissuto allo tsunami) e Chrysler, si domandavano come i rispettivi gruppi potessero uscire dalla crisi.
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