Il tentativo di spiegare non è servito a nulla. E così, come annunciato, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ieri mattina davanti all’Itis Molinari ad accoglierla ha trovato un presidio antifascista che le voleva impedire di portare un mazzo di fiori sulla targa dedicata a Sergio Ramelli nell’anniversario del pestaggio che lo portò alla morte dopo una lunga agonia. In realtà era piuttosto sparuto il picchetto organizzato da lavorato-
ri e qualche professore di Adl Cobas e Usb e dalla «Rete Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale». Tra le bandiere anche quella dell’Anpi, anche se il presidente provinciale Roberto Cenati ha subito preso le distanze ricordando che «l'Anpi ha da sempre fermamente condannato la brutale aggressione del giovane Ramelli che ne ha provocato la morte, dopo una lunga agonia».
Subito caldi i toni, con i manifestanti pronti a gridare «Fascisti carogne, tornate nelle fogne», il lugubre slogan degli anni di piombo. Indifferenti del fatto che ci fosse anche Bruno Tinelli, il fratello di Fausto, frequentatore del centro sociale Leoncavallo, ucciso nel 1978 insieme a Lorenzo Iaio Iannucci. «Non sono un politico, ma so cosa si prova: ho rispetto per il dolore di questa famiglia», le sue parole piene di umanità a fianco di Frassinetti che ha parlato di una «presenza significativa», annunciando che parteciperà al ricordo di Tinelli e Iaio al Liceo Brera.
«Due ragazzi che amavano far politica, ammazzati mentre erano disarmati». E anche se «non c'è nessuna differenza nel ricordare vittime innocenti, quando viene commemorato un ragazzo di sinistra ucciso non c'è mai una protesta». Aggiungendo che «Sergio è stato ucciso da chi si diceva antifascista», quindi dell'antifascismo «ci sono tante sfaccettature. A quell'epoca l'antifascismo militante era rovente, penso che adesso sia cambiato tutto e che sia importante parlare di libertà, partecipazione e democrazia».
A farle eco il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara che ha definito «inaccettabili le violente contestazioni nei confronti del sottosegretario Frassinetti: mi auguro che tutte le forze politiche condannino gli insulti volgari espressi contro Frassinetti, atteggiamenti che mirano a ricreare un clima da anni '70 che vogliamo fermamente non torni mai più».
A far parte della delegazione che ha reso omaggio alla targa apposta sul muro della biblioteca per ricordare il diciottenne del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da esponenti di Avanguardia operaia dopo essere stato schedato proprio al Molinari, c'erano il deputato di FdI Fabio Raimondo, il senatore Sandro Sisler e il capogruppo di Fratelli d'Italia della Città metropolitana Pino Pozzoli. «Questa visita l'ho già fatta insieme ad altri colleghi - ha aggiunto Frassinetti - compresi la sinistra e il Pd». Motivo per cui «questa provocazione non la vedo assolutamente. Ricordare un ragazzo ammazzato in quel modo non può essere una provocazione».
I manifestanti non fanno un passo indietro e se la prendono anche con «il preside fascista» Davide Bonetti che aveva annunciato la presenza di Frassinetti con una circolare inviata ad alunni e genitori. Gli studenti invece con grande equilibrio in un comunicato hanno fatto sapere di rimanere neutrali: «Volendo tutelarci dal pericolo di strumentalizzazione, non prendiamo una posizione ideologica ma ribadiamo la difesa dei valori costituzionali di libertà, condannando ogni forma di violenza».
Tantissime le manifestazione di appoggio all'iniziativa. Con il presidente del Senato Ignazio La Russa che loda Frassinetti («Bene ha fatto ad accomunare il ricordo di Ramelli a quello di Tinelli»), la deputata di FdI Augusta Montaruli che invita la segretaria del Pd Elly Schlein a dare «un segnale all'insegna della pacificazione nazionale rendendo omaggio alla memoria di Ramelli».
Ma per le opposizioni a parlare è Raffaella Paita, presidente in Senato del gruppo Azione-Italia Viva: «Ricordare un ragazzo vittima della violenza politica degli anni di piombo è un dovere: l'antifascismo è un valore condiviso che nulla ha a che fare con gli slogan di odio lanciati oggi dai collettivi».
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