Cultura e Spettacoli

Il Purgatorio di Dante? Il miglior modo per "dipingere" l'Italia

Un sondaggio rivela come i versi «Ahi serva Italia, di dolore ostello» siano ancor oggi i più rappresentativi per raffigurare dolori, tragedie e orgoglio dell'essere italiano

Il Purgatorio di Dante? Il miglior 
modo per "dipingere" l'Italia

L'orgoglio di essere italiani, la vergogna di nascere nel «Belpaese»; ovvero la paura di essere sottovalutati o peggio ancora snobbati. Come si pone l'italiano nei confronti del proprio senso di appartenenza e dove trova conforto per ritrovare l'orgoglio nazionale? La risposta è semplice: nella nazionale di calcio, soprattutto quando vince i Mondiali. Ci sono però momenti in cui è più difficile ricorrere a una simile panacea e allora il conforto va cercato altrove. Un consiglio lo danno i poeti, quelli «laureati» e i dilettanti del verso, chiamati a rispondere al questionario proposto dalla Società Dante Alighieri attraverso il suo sito internet www.ladante.it. La domanda è semplice: quali sono i versi della nostra letteratura più rappresentativi dell'Italia di oggi? Più di un terzo degli intervistati (il 36%) ha scelto la terzina dantesca che inizia con i celebri versi «Ahi serva Italia, di dolore ostello...» (vv.76-78 del VI Canto del Purgatorio). Ancora Dante, dunque, a farla da padrone: che si parli del passato o della contemporaneità, è sempre e comunque il Sommo Poeta a essere chiamato in causa, senza troppe speranze per i «colleghi» poeti, se si considerano i 27 punti di percentuale che separano l'indiscusso trionfatore dal secondo posto, occupato con il 9% delle preferenze dalla poesia «All'Italia» di Giacomo Leopardi («O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l'erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo»). Al terzo posto con l'8% si piazza sorprendentemente «Il canto popolare» di Pier Paolo Pasolini, mentre il quarto gradino del podio è diviso equamente con il 6% tra «Italia» di Nelo Risi, «Il canto degli italiani» di Goffredo Mameli e «Il Canzoniere» di Francesco Petrarca. A metà classifica si posizionano, poi, Eugenio Montale con «Piove» (5%), Alessandro Manzoni con «Marzo 1821» (4%), Mario Luzi con «Obiurgatio» (4%) e Ugo Foscolo con «Dei Sepolcri». Nelle posizioni basse spiccano i deludenti risultati (solo l'1% delle preferenze) ottenuti dai «mostri sacri» Giosue Carducci con «Traversando la Maremma toscana» e Giovanni Pascoli con «Italy». I visitatori italiani e stranieri del portale della Società Dante Alighieri non hanno però soltanto votato il verso preferito, ma hanno anche avuto l'opportunità di scrivere alcuni inediti in grado di rappresentare l'Italia di oggi. Tra i tanti pervenuti, i responsabili del sito segnalano quelli di Viva Wiese Haugland dalla Norvegia («Si potrebbe restare qui tre o quattro anni e non si finirebbe mai di imparare. È il più grande museo del mondo. Tutti i secoli vi hanno lasciato una traccia») e di Silvina Rucci dall'Argentina («Ti sento come se fossi mia, come se una parte di me non potesse vivere senza te. Sei il mio sogno, la mia compagnia, il mio desiderio e la mia fantasia. Italia nel cuore, sei parte della mia vita. Per te vivo, sogno e mi alzo ogni giorno»).
Tra gli esclusi dal sondaggio anche i celebri versi di un autore italiano del quale in questi giorni si celebra il bicentenario della nascita: Giuseppe Giusti (nato a Monsummano Terme il 12 maggio del 1809 e morto a Firenze nel 1850).

Tra i tanti versi politici dell'autore toscano si vuole qui ricordare almeno la poesia intitolata «Lo Stivale» («E per tapparmi i buchi nuovi e vecchi/ Ci vuol altro che spaghi e piantasecchi!/ La spesa è forte e lunga la fatica;/ Bisogna ricucir brano per brano;/ Ripulir le pillacchere; all'antica/ Piantar chiodi e bullette, e poi pian piano/ Ringambalar la polpa ed il tomaio:/ Ma per pietà badate al calzolaio!»).

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