Pusher a processo non si «trattiene»: fa pipì nella gabbia

L’aula delle «direttissime» era piena di gente: detenuti pigiati nella gabbia, poliziotti, carabinieri, agenti di custodia, avvocati. Il giudice Patrizia Lacaita stava celebrando uno degli innumerevoli processi della mattinata quando dalla gabbia si è levato un urlo strozzato: «Non ce la faccio!». Poi un parapiglia, detenuti che ridevano, altri che cercavano di scansarsi dalla ressa, i poliziotti che provavano in qualche modo a capire se davvero era accaduto l’irreparabile.
E in effetti, il pasticcio era avvenuto. Dopo avere chiesto invano di essere accompagnato al gabinetto, uno dei detenuti si era arreso al grido di dolore della sua vescica, si era girato contro la parete di fondo della gabbia e aveva fatto la pipì. Non è chiaro di chi sia la colpa: se del sovraffollamento che ha impedito che l’uomo venisse portato in bagno per tempo, se di una prostata ribelle, o se si sia trattato di un gesto di protesta. Sta di fatto che l’aria si è fatta ancor più irrespirabile.

E il giudice ha dovuto ordinare di sgomberare l’aula e trovare in fretta e furia un’altra sistemazione per l’udienza, in modo da poter continuare a celebrare i processi mentre il personale delle pulizie interveniva per asciugare il tutto e disinfettare la gabbia.
Anche il protagonista dell’episodio ha dovuto traslocare nella nuova aula, dove poco dopo il suo fermo per spaccio di droga è stato convalidato dal giudice.

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