Putin «ambientalista» bacia l'orso polare

Dopo tigri, leopardi e balene, ora il premier russo difende un'altra specie a rischio. E si fa fotografare nell'Artico con un gigantesco esemplare a cui gratta anche la testa

Un bacio (o quasi) a un orso bianco. Dopo tigri, leopardi e balene, ecco l'ultima tappa della crociata ambientalista di Putin. Il premier russo è stato protagonista di una spedizione nell'Artico per difendere una specie a rischio, minacciata dall'effetto serra, ma anche dall'inquinamento lasciato in eredità dall'Urss. Anche questa volta il capo del governo s'è fatto immortalare in fotografie di forte impatto simbolico, subito rilanciate dalle tv. Per esempio, indossando una tuta termica rossa, ha stretto un collare satellitare su un gigantesco orso bianco precedentemente addormentato per ragioni di sicurezza; poi gli ha stretto la zampa e baciato un orecchio, dopo aver aiutato i ricercatori a misurarlo e a issarlo su una bilancia per pesarlo (verdetto della bilancia: 231 kg). «La zampa è pesante. È il re dell'Artico, si sente», ha commentato Putin. «Arrivederci, comportati bene» l'ha poi salutando, grattandogli la testa.
Sullo sfondo, la Terra di Alessandra, un'isola dell'arcipelago di Francesco Giuseppe, a circa mille chilometri dal Polo Nord, uno dei territori più settentrionali della Russia, nel cuore della strategica regione artica ricca di idrocarburi che Mosca contende a Canada, Danimarca, Norvegia e Usa. Qui c'è una base per le spedizioni dell'Istituto russo dell'ecologia e dell'evoluzione, grazie al quale Putin aveva messo un collare satellitare anche a una tigre siberiana nell'Estremo oriente Russo nel settembre 2008. Lo scorso luglio aveva invece visitato nella stessa regione l'isola di Chkalov, dove si studiano le rotte migratorie delle balene.
Lo studio sull'habitat dell'orso polare russo è sponsorizzato con un milione di rubli (26mila euro) dalla Società geografica russa, fondata nel 1845 dallo zar Nicola I e di cui Putin è una sorta di padrino. L'obiettivo è quello di preservare e aumentare la popolazione degli orsi bianchi, minacciata dal cambiamento climatico: complessivamente sono 25mila, di cui 6mila nell'artico russo. Lo scioglimento dei ghiacci costringe i plantigradi a muoversi verso aree continentali meno ricche di cibo, dove divengono facile preda dei bracconieri. Ma Putin ha ammonito anche sulla necessità di bonificare, con una partnership pubblico-privata e in collaborazione con gli stati vicini, un ambiente altamente inquinato, diventato una discarica a cielo aperto dopo la fine dell'Urss.

Secondo uno studio russo nell'arcipelago di Francesco Giuseppe vi sono fino a 250mila fusti contenenti da 40 a 60mila tonnellate di prodotti petroliferi, oltre ad aerei, stazioni radar, auto e altri materiali abbandonati.

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