Andrea Nativi
«Disponiamo di nuovi missili ipersonici manovrabili in grado di superare qualsiasi difesa antimissile. Non sono stati concepiti a questo scopo, ma sono immuni da ogni difesa. L’anno scorso la Russia ha testato sistemi missilistici che nessuno al mondo possiede né possiederà per lungo tempo». Così il presidente russo Vladimir Putin, nel corso di una conferenza stampa di oltre tre ore, alla presenza di un migliaio di giornalisti, ha rilanciato ieri a Mosca con vigore la potenza nucleare russa e ha poi toccato e approfondito tutta una serie di temi, dal recente caso di spionaggio subito dagli agenti britannici alla possibilità di destabilizzazione dell’Uzbekistan, senza dimenticare i rapporti sempre tesi con la Georgia e l’evoluzione della situazione in Cecenia e in Medio Oriente. Ma a fare scalpore è stata la nuova rivendicazione della rinnovata potenza militare della Russia, con un malcelato orgoglio per le ultime realizzazioni tecnologiche militari.
C’è stato anche un evidente riferimento allo “scudo” antimissile statunitense e alla sua… inutilità. In realtà il sistema americano non è certo stato pensato per contrastare le forze nucleari strategiche di Mosca, quanto quelle di Corea del Nord, Iran ed eventualmente Cina. Uno scudo globale come quello ipotizzato ai tempi delle “guerre stellari” reaganiane, un progetto più propagandistico che reale, che comunque segnò il tracollo dell’Urss, risulterebbe del resto enormemente costoso e richiederebbe oltre una decade per diventare operativo.
Mosca però, non potendo più sostenere economicamente il mantenimento e la modernizzazione di una grande forza nucleare, che conta quasi 130.000 uomini, ha deciso di sviluppare sistemi con maggiori capacità di sopravvivenza e penetrazione delle difese antimissile, che si stanno peraltro diffondendo anche al di fuori degli Stati Uniti. La Russia ha quindi introdotto in servizio alla fine del 1998 il missile balistico basato a terra SS-27/RS12M2 Topol M. Ed è proprio questo vettore, collocato sia su rampe mobili sia in silos corazzati, che, secondo Putin, è oggi operativo anche con la nuova testata manovrabile, in sviluppo da qualche anno. Nella parte finale della traiettoria la nuova testata è in grado di compiere manovre ad alta velocità, ha detto il presidente, rendendo impossibile l’intercettazione da parte degli attuali sistemi statunitensi, destinati a colpire testate che seguono l’abituale traiettoria balistica.
Peraltro negli Usa sono allo studio sistemi antimissile in grado di contrastare anche questi vettori, colpendoli ad esempio non nella fase finale della traiettoria, ma quando ancora stanno compiendo l’accelerazione iniziale, prima che possano dispiegare le testate. E il sistema statunitense è realizzato in più strati, per attaccare i missili nemici durante l’intero arco della loro traiettoria.
In ogni caso la testata “manovrante” russa è anche destinata al missile balistico lanciato da sottomarino SS-NX-30 Bulava, che è in effetti una versione navale del Topol M.
Putin nella sua conferenza-fiume ha anche dichiarato che la situazione in Cecenia si va normalizzando dopo le elezioni di novembre e che «l’operazione antiterrorismo è finita, la Cecenia è interamente ritornata sotto l’egida della Costituzione russa», ammettendo però pudicamente che permangono «alcuni problemi». In realtà, se il processo di “cecenizzazione” della guerra, con lo spostamento del peso delle attività di sicurezza a milizie locali filo-russe ha dato buoni risultati, le operazioni militari sono tutt’altro che concluse. Putin poi ha anche affermato che altre regioni del Caucaso sono ormai più preoccupanti della Cecenia.
Il presidente non ha mancato di insistere sull’opportunità che gli Usa consentano a Mosca l’ammissione al Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) e ha affermato che la Russia abbia il pieno diritto di far parte del G8.
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