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Putin sfida la Georgia e vola in Abkhazia: «Pronti a difendervi»

Putin sfida la Georgia e vola in Abkhazia: «Pronti a difendervi»

L’ultima volta ci era stato in tempi sovietici in una brigata di studenti lavoratori, quando l’Abkhazia era una popolare destinazione vacanziera: per il suo ritorno il premier russo Vladimir Putin ha scelto la data del primo anniversario del cessate il fuoco che il 12 agosto scorso pose fine alla guerra lampo con Tbilisi per l’Ossezia del sud, suscitando con la sua visita a sorpresa la «vive proteste» della Georgia.
A Tbilisi il ministero degli Esteri ha definito il viaggio putiniano un «nuovo tentativo di destabilizzare la situazione e far salire la tensione nel Caucaso», una «provocazione ben condotta nella tradizione dei servizi speciali sovietici». La visita arriva una settimana dopo le celebrazioni legate al primo anniversario dello scoppio della guerra e un mese dopo quella del leader del Cremlino in Ossezia del sud, anch’essa criticata da Tbilisi, nonché dalla Ue, come una violazione dell’integrità territoriale sostenuta ripetutamente anche dal presidente Usa Barack Obama.
Ma Putin, come Medvedev, ha preferito la sfida, coerentemente con il riconoscimento delle due regioni separatiste da parte della Russia, unico Paese al mondo ad averlo fatto insieme al Nicaragua. Giunto in elicottero da Soci a Sukhumi, il premier russo ha iniziato la sua visita deponendo una corona di fiori al monumento dedicato alle vittime della sanguinosa guerra del 1992-1993 tra l’Abkhazia e la Georgia. «Putin è il nostro angelo custode», ha intonato un gruppo di madri che hanno perso i loro figli in quel conflitto. Il capo del governo russo ha fatto tappa quindi in una clinica ostetrica, dove due minuti prima del suo arrivo una giovane del luogo ha dato alla luce due gemelli, subito battezzati Vladimir e Dmitri in onore suo e del presidente. Lungo le vie della “capitale” grandi cartelloni filo russi: «Russia e Abkhazia: insieme per sempre».
E Putin, accolto come un salvatore, non ha deluso le aspettative, promettendo aiuti militari per un totale di 15-16 miliardi di rubli (circa 328 milioni di euro) e sostegni al bilancio per 2,5 miliardi di rubli (circa 54mila euro). Il premier russo non ha escluso, con l’attuale dirigenza georgiana, un nuovo intervento militare di Tbilisi nelle due regioni separatiste ma lo ritiene «molto più difficile», dopo la lezione impartita lo scorso agosto e l’invio di 7200 uomini equamente ripartiti tra Abkhazia e Ossezia del sud. Non è stato comunque escluso un sostegno militare, «se necessario».
Putin ha però anche auspicato che Sukhumi cominci a camminare con le proprie gambe, almeno economicamente, ad esempio sfruttando le proprie risorse turistiche, come accadeva ai tempi dell’Urss.

L’esigua dimensione del territorio non è un problema, a suo avviso: «Ci sono Paesi in Europa molto più piccoli e prosperano», ha ricordato, citando il principato di Monaco e San Marino.

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