Putin va al contrattacco in tv: «Gheddafi ucciso da droni Usa»

Putin va al contrattacco in tv: «Gheddafi ucciso da droni Usa»

Più di quattro ore e mezza (record personale battuto) in televisione a rispondere alle domande dei cittadini russi. È un Putin battagliero e in cerca di rivincite, sia in patria che fuori. Un Putin in vena di ironie e battute sprezzanti nei confronti di chi lo contesta, e deciso a rispedire al mittente con tanto di rilancio le critiche che gli arrivano dall’Occidente.
Le proteste di piazza, dice - e chissà se è la verità -, lo interessano poco: durante le prime manifestazioni «stavo imparando a giocare a hockey su ghiaccio». E quando ha visto in televisione le immagini dei dimostranti anti-brogli con i nastri bianchi simbolo della protesta appesi alle braccia ha pensato che si trattasse «di una manifestazione contro l’Aids, e che quegli affari fossero dei preservativi»: un modo non elegantissimo per sdrammatizzare. Del resto il messaggio che il premier russo ha cercato di far passare è proprio questo: siamo nella normalità. È normale che il suo partito, Russia Unita, abbia subito un forte calo di consensi («succede a chi governa da tanto tempo»), è normale che ci siano state irregolarità nel voto («accade dappertutto»), ed è normale che ci siano manifestazioni di protesta «purché si rimanga nei limiti della legge».
Il maratoneta del video ha una risposta pronta per tutti. È vero che vuole imporre restrizioni a internet, gli domandano. No, risponde lui, «perchè è tecnicamente impossibile e politicamente scorretto». Cosa farà per impedire nuovi brogli alle presidenziali del prossimo marzo? «Potremmo piazzare una telecamera in ognuno dei novantamila seggi sparsi in tutta la Russia», risponde con tono ironico. Cosa pensa del suo nuovo sfidante, il ricco magnate Mikhail Prokhorov? «Un avversario degno, è bene che io affronti qualcuno davvero forte». Cos’ha pensato quando l’hanno fischiata in pubblico per la prima volta? «Quei fischi non li ho nemmeno sentiti».
Ma le parole più dure sono dirette all’estero. Le manifestazioni in Russia contro i brogli e contro il suo partito «sono orchestrate dall’Occidente». Putin ce l’ha in particolare con gli Stati Uniti, che «non vogliono alleati ma vassalli», che «ci temono per la nostra forza e perché roviniamo il loro disegno di rimanere padroni del mondo». E al senatore repubblicano John McCain, che gli aveva mandato a dire che «la primavera araba sta arrivando anche a Mosca», risponde con acrimonia: «Ha le mani sporche del sangue dei civili pacifici che uccise in Vietnam, dove lo tennero prigioniero per anni in una buca: chiunque sarebbe diventato pazzo. Lui non sa vivere senza vedere disgustosi omicidi come quello di Gheddafi, ucciso dai droni americani. È questo che chiamano democrazia?».
Putin ha confermato infine che se sarà eletto presidente, nominerà premier Dmitry Medvedev. Che ieri a Bruxelles ha assicurato affidabilità e responsabilità e ha promesso i rubli russi «per stabilizzare l’eurozona».

Assai meno prevedibile la svolta di ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove Mosca ha presentato una risoluzione di condanna «di tutte le violenze in Siria, compreso l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità di Damasco».

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