Qualche comunista «indossa» la camicetta nera

(...) strumentalizzazioni e forzature». Per meglio far capire con chi ce l’ha, aggiunge: «Mi spiace che la segreteria regionale non abbia sentito l’esigenza di mettermi al corrente di questa sua opinione. Me la sono trovata sui giornali e attraverso questi sono obbligato a rispondere. Abbiamo già sufficienti guai e impegni importanti che manca il tempo per rincorrere problemi di protagonismo e di buona educazione». Destinatari Giacomo Conti, segretario regionale, e Marco Nesci, capogruppo in coniglio regionale. Proprio quest’ultimo, a stretto giro di posta, anzi praticamente in contemporanea con la sua «quinta colonna» interna, ribatte alle neppure troppo velate accuse di oscurantismo che arrivano da chi cita l’esempio di Bertinotti e Giordano presenti a convegni di An e Azione Giovani. «La Vincenzi non partecipa a una festa di An con al centro un dibattito sull’attualità politica, come fece a suo tempo Bertinotti - spara Nesci -, ma a una presentazione che rilancia e commemora quella parte della destra che proprio dalle tradizioni di Salò non si è mai dtsaccata né culturalmente, né polticamente. Il goffo tentativo di giustificare uno scivolone di tale natura politica, null’altro fa che produrre un ulteriore e pesante arretramento culturale tendente a giustificare ed equiparare coloro che hanno combattuto per la libertà e la democrazia di questo Paese con coloro che distrussero e massacrarono il nostro popolo e il nostro territorio. Il sindaco dovrebbe essere stimolato a una riflessione autocritica».
Con una specie di botta di neofascisti riservata alla sindaco e a chi la difende, la dirigenza regionale di Rifondazione sconfessa così a sua volta l’uomo forte mandato da Roma a rimettere insieme i cocci di un partito genovese in difficoltà. L’uomo che alla domanda sulla legittimità di «vietare» Genova alla destra in nome della rivolta del 30 giugno 1960, riponde che «da allora sono passati 47 anni di storia democratica, che il partito ha fatto un congresso intero per dire che la democrazia si raggiunge senza la strada della violenza» e persino che «non si può vietare a Berlusconi di andare a Sestri Ponente, ma è solo lecito andare a contestarlo».
Se i compagni di Rifondazione sono chiamati a scegliere quale dirigente ascoltare, Gianni Plinio e Gianni Bernabò Brea che del congresso per la presentazione del libro sono tra gli organizzatori esultano per la scelta democratica della Vincenzi e anzi propongono di dedicare lo stesso convegno ad Aung San Suu Kyi, la donna leader dell’opposizione birmana e premio Nobel per la pace. Mentre i Comunisti Italiani, per bocca del segretario (e assessore) regionale Enrico Vesco, danno ragione ai compagni duri e puri. Magari neppure leggendo il libro visto che «non si stupirebbero se sfogliando le pagine del libro si trovasse un panegirico di una terrorista come Francesca Mambro».

Se non bastasse tutto questo a scaldare l’atmosfera in vista di sabato, arriva anche la notizia che al convegno sul libro «Camicette nere» parteciperà anche Paola Tavella, nota giornalista e femminista storica. Altra voce che difficilmente può essere tacciata di volontà revisioniste e scelte neofasciste. almeno fino al prossimo comunicato di Rifondazione. Di una qualsiasi Rifondazione.

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