Il governo Monti annuncia «ampie liberalizzazioni», «una vera bomba», secondo un ministro. E intanto si scopre che taxi e farmaci sono in coda nella classifica della spesa media degli italiani. Che, invece, vede al primo posto carburanti ed energia elettrica, seguiti a ruota dai servizi finanziari e dalle assicurazioni: si dovrebbe piuttosto cominciare da qui, se si vuole davvero dare una mano alle famiglie e, perchè no, alle imprese. Lo pensiamo in molti, e ora la Cgia di Mestre lo documenta con numeri inequivocabili. Così scopriamo che nel bilancio di una famiglia italiana alla voce «taxi» corrispondono 48 euro all’anno, pari allo 0,2% su una spesa media - calcolata sugll’ultimo triennio, dal 2008 al 2010 - di quasi trentamila euro. Poco di più - lo 0,4% - è la spesa per i farmaci di fascia C (quelli con ricetta a pagamento): 108 euro all’anno.
Ben altre cifre troviamo invece al capitolo energia. Per il gas la spesa media annua è pari a 986 euro (3,3% del totale), per l’energia elettrica il costo è pari a 588 euro (2%), mentre i carburanti - benzina, gasolio per autotrazione, gas-metano - incidono sui bilanci di una famiglia media italiana per un importo pari addirittura a 897 euro, ovvero il 3% della spesa totale annua.
E qui tocchiamo un altro tasto dolente: il caro-auto. Su cui gravano molti fattori, oltre al carburante: di tutto rispetto, in particolare, il peso delle Rc auto sui portafogli delle famiglie italiane, ben 522 euro l’anno, pari all’1,8% della spesa media.
Il cahier de doléances non è ancora concluso: c’è ancora il capitolo dei servizi bancari, che costano mediamente 260 euro l’anno, quasi l’1% del totale.
Cifre che appaiono particolarmente onerose, tanto più perchè - fa notare la Cgia di Mestre - banche e assicurazioni già da qualche decennio sono stati oggetto delle prime ondate di liberalizzazioni che, purtroppo, non hanno dato luogo a nessun vantaggio economico per i consumatori.
Diverso il caso dei carburanti e in generale dei prodotti energetici, che risentono del costo delle materie prime (petrolio e gas), del forte livello di tassazione, nonché dell’andamento del tasso di cambio euro/dollaro. Tuttavia, per la Cgia è doveroso iniziare l’azione di deregolamentazione proprio da questi settori, «attaccando» i potentati economici che controllano queste realtà. «Noi crediamo che i settori che devono subire per primi una decisa liberalizzazione - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - siano quelli che maggiormente gravano sui bilanci delle famiglie italiane che, guarda caso, sono quasi gli stessi che interessano anche le imprese. Invece, ci pare di capire che i primi ad essere interessati saranno i taxi e i farmaci di fascia C che, invece, pesano molto poco sulle tasche delle famiglie italiane: 48 euro l’anno i primi, 126 euro l’anno i secondi. Perché, invece, il governo Monti vuole iniziare le liberalizzazioni proprio da questi ultimi?»
Ma nella classifica delle spese italiane pesano anche le tariffe dei servizi pubblici. La spesa per i rifiuti vale mediamente 208 euro all’anno, cioè lo 0,7% del totale: più o meno quanto incide la distribuzione dell'acqua potabile (193 euro), e poco più del trasporto pubblico locale, 167 euro, pari allo 0,6 per cento.
Quasi a fondo classifica, infine, la spesa per i trasporti ferroviari: 98 euro, 0,3 per cento. Non proprio trascurabile, invece, la voce «onorari dei liberi professionisti», per i quali gli italiani sborsano 213 euro l’anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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