Qualità di vita Quanto conta la hit parade?

Per chi ama le classifiche, quella che mette in fila le città italiane dove la qualità della vita è più alta è un classico appuntamento di fine anno. Non è una novità, si sta meglio in provincia dove «la gente mormora» ma non si devono fare i conti con i grandi numeri, con le grandi periferie, i grandi flussi di migranti e via così. È Mantova la città dei sogni. C'era una volta Trento, che ora è seconda, e poi tutte le altre: da Belluno a Pordenone, fino a Crotone. Ultima, sebbene rispetto alle altre province meridionali presenti un tenore di vita è accettabile. Quindi cosa incide? Cosa fa la differenza nel salire o scendere le posizioni del 18° «Rapporto sulla Qualità della Vita» di ItaliaOggi e dell' Università La Sapienza di Roma? La differenza la fanno tra le tante cose l'ambiente, la sicurezza, il disagio sociale, la salute e i servizi.

Milano è 56ma e perde 7 posizioni a conferma che nelle province con popolazione superiore al milione, in genere la qualità della vita peggiora. Ed è abbastanza ovvio. Senza nulla togliere alle classifiche è chiaro che queste hit parade delle città più a misura d'uomo dicono solo un po' di verità. Milano non è Mantova. E ci mancherebbe. Non è Mantova perché rispetto alla capitale italiana della cultura 2016 ha problematiche sicuramente differenti. Deve fare i conti con una sicurezza che le amministrazioni negli ultimi anni hanno con una certa colpa non considerato una priorità, con un'immigrazione e un'integrazione che da Viale Padova a alle periferia è tutta da inventare e non si fa solo con feste e bicchierate, con traffico, mobilità, affitti e mancanza di alloggi che sono criticità tipiche delle metropoli.

Però Milano non è Mantova anche dal punto di vista delle opportunità, del respiro internazionale che è capace di offrire, delle chanche che regala a chi nel nostro Paese ha un'idea, un sogno, un progetto da realizzare.

E chissà se questo fa punteggio.

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