Luoghi carichi di Storia, luoghi imprescindibili per la nostra memoria collettiva. Luoghi, insomma, che ci hanno cambiato. Piazza Fontana, Vermicino, Capaci, Cogne, il Vajont, via Fani e Cinecittà sono cornici ricche di significato per la storia italiana recente e Pino Corrias, giornalista di razza, scrittore e oggi autore di fiction televisive, li ha visitati e rivisitati per uninchiesta dal forte taglio narrativo che è sfociata nel fortunato libro Luoghi comuni (edito dalla collana 24/7 della Rizzoli) dove proprio a partire da quei posti e dai fatti di cronaca che li hanno visti protagonisti è possibile rintracciare un filo rosso sul cambiamento del nostro costume e del nostro modo di vivere e vedere la realtà che ci circonda.
Un attore e regista sensibile al teatro civile come Renato Carpentieri ne ha colto le forti potenzialità per la scena ed è così che nasce lo spettacolo che questa sera debutta allauditorium del Palazzo delle Esposizioni, dove rimarrà in calendario fino al 13 gennaio.
Dei dieci capitoli di cui è composto il libro ne sono stati scelti tre. Si comincia da Piazza Fontana, dove brillò la strage del 12 dicembre 1969, che piegò per sempre la storia degli italiani, passando per Vermicino, con il suo bambino sparito nel pozzo, le diciotto ore di diretta televisiva, un intero Paese con il cuore in gola e lo spettacolo della morte in diretta, per chiudersi con il «non luogo» per eccellenza: Cinecittà e più precisamente lo studio Cinque dove Federico Fellini ha modellato i suoi e i nostri sogni.
Lo spettacolo, già proposto a Roma nel corso della stagione di «Artisti Riuniti» al Piccolo Eliseo e successivamente passato per Napoli, torna nella capitale nella sua veste definitiva con un cast di livello. Oltre allo stesso Carpentieri («più che un regista, un capocomico»), figurano Massimo Wertmuller, Enzo Salomone, Anna Ferruzzo e Lello Serao.
«Più che uno spettacolo vero e proprio - spiega Corrias, di cui è da poco uscito per i tipi di Mondadori Vicini da morire sulla strage di Erba e sulle nuove paure collettive - si tratta di una mise en espace dove Carpentieri si limita ad alcuni tagli e spostamenti del testo per aiutare il racconto drammaturgico». Lo spettacolo si propone, infatti, come un percorso alternativo alla parola scritta che, attraverso la drammatizzazione e la messa in scena, consegna a queste storie una forte tridimensionalità.
«Tornare in quei luoghi - ricorda ancora Corrias - diventa unoperazione di riflessione su alcuni nodi essenziali che hanno cambiato il nostro presente.
Quellepisodio ha mutato per sempre la nostra tv che da allora ha imparato a fare a meno dei palinsesti divenendo progressivamente una diretta continua sulla realtà».
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