Che l'anima abbia dei poteri, è alla fine l'unica speranza che ci è data. Questa è una, forse la più importante, invocazione che Roberto Cajafa si sente di fare dal palcoscenico, nella pièce che lo vede tornare sotto i riflettori dopo una stagione passata a tessere teatro dietro le quinte. I poteri dell'anima, al teatro delle Erbe, nasce da una duplice ispirazione letteraria: «Tutto è nato leggendo Cristiani No Limits di Umberto Folena e I poteri dell'anima di Pietro Rutelli, due storie differenti incentrate sul medesimo argomento - spiega Roberto Cajafa, una carriera da autore, regista e attore distribuita tra teatro e fiction -. E così, collaborando con loro, mi sono messo a scrivere una storia ironica, sicuramente amara ma infine ottimista». Forse non è un caso che entrambi gli scrittori alla fonte di questa ispirazione - Folena e Rutelli - siano imparentati con i più illustri politici: sullo sfondo della storia, infatti, si muove un'indubbia riflessione del rapporto tra individuo e potere. «Il potere gestito dal protagonista - prosegue Cajafa - è però quello economico. Eros, questo il suo nome, è un manager rampante della cosiddetta new economy. Scrissi questo racconto proprio nella stagione del boom finanziario informatico. Quest'uomo superbo, arrogante e cinico ha organizzato in modo perfetto la propria esistenza, immolandola al potere della ragione. A scardinare queste sue convinzioni giunge però beffardo il destino: nella notte del suo 45° compleanno, la sua vita cambia con l'entrata in scena di una donna e con la notizia della morte del padre, un imprenditore vecchio stile legato a valori e regole che lui ha rinnegato da tempo». In questa involontaria terapia d'urto di affetti perduti e ritrovati, Eros cambia radicalmente, riscoprendo i poteri dell'anima. Il messaggio di una nuova vita viene portato dalla donna di cui sopra, Stella (interpretata da Lorena Muni), che a Eros rivela di essere padre di sua figlia. «La fuga esistenziale di Eros finisce con la notizia della paternità - spiega Cajafa -. Il suo regno fatto di materialismo e menzogna crolla miseramente».
Bastano questi accenni alla trama per capire la forza che I poteri dell'anima esercita sul pubblico: va in scena è una intrigante lezione etica, compiuta senza la spocchia di chi intende salire su di un pulpito, bensì attraverso la discesa agli inferi emozionale di un individuo come tanti, fatto di carne, sangue, e paura, soprattutto paura della morte, argomento tabù, come spiega Cajafa, Nella vita, però, c'è sempre spazio per una conversione: «Il finale della storia è ottimista - conclude il regista e protagonista della pièce -. Ci dice che il senso di vivere proviene esclusivamente dagli affetti e dalla famiglia». Una grande verità, tanto normale quanto rivoluzionaria.I poteri dell'anima
teatro delle Erbe
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