Quando per fare il lifting si rischia la vita

Lo scenario è da film «Clinica del professor Guido Tersilli»: reparto chirurgia estetica. Nel film di Alberto Sordi si rideva amaramente, nella realtà no. Perché i casi di interventi estetici che finiscono male, con rischi per la vita delle pazienti, aumentano ogni anno. L’andamento statistico segue di pari passo quello delle operazioni che negli ultimi cinque anni sono cresciute del 43%. Con loro è cresciuto appunto anche il numero dei casi di complicazione per i pazienti. L’ultimo caso è di sabato: «Sotto i ferri per rifarsi il seno, giovane mamma in fin di vita». Un banale intervento in un ospedale di Caserta si trasforma in tragedia. Motivo: i sanitari non sono riusciti a far fronte, per mancanza dell’«apposito macchinario», all’ipossia cerebrale (insufficiente afflusso di ossigeno al cervello) che ha colpito la paziente durante l’operazione. In pratica la donna si era fatta operare al seno, durante l’intervento s’era creato un embolo, ma l’ospedale non aveva un reparto di rianimazione. Risultato: la signora rischia di morire.
Non è il primo caso, purtroppo, di interventi per migliorare il proprio aspetto che finiscono in tragedia. Tra il 2004 e il 2009, solo in Italia quattro donne sono morte in seguito a banali liposuzioni: decedute sul lettino del loro chirurgo per due etti di grasso di troppo. Due anni fa, invece, uno studente universitario del Pavese morì dopo una rinoplastica, ovvero un intervento di miglioramento dell’estetica del naso.
Ma perché si muore? La colpa non è della chirurgia estetica, ovviamente, ma spesso dell’imprudenza o dei pazienti o dei medici o dell’assenza delle strutture idonee, come è accaduto nel caso della signora di Caserta. Gli esperti ripetono spesso quello che altrettanto spesso i pazienti ignorano: seppur estetica, un’operazione è sempre un’operazione. Per sottoporsi a queste pratiche, quindi, è necessario rivolgersi alle strutture specializzate.
Quando ci fu l’allarme sulle liposuzioni, i chirurghi estetici diramarono un comunicato preciso. Una specie di vademecum del paziente in cerca di un miglioramento del proprio aspetto: «Diffidare di chi promette risultati strabilianti, di esperti provenienti da Paesi esotici, di chi propone tecniche rivoluzionarie, ed accertarsi che il professionista sia uno specialista in chirurgia plastica». Erano questi i primi consigli della Società italiana di chirurgia plastica.
Negli ultimi anni, però, il boom del ritocchino ha creato la corsa all’intervento: l’operazione è diventata un fenomeno di massa e ovviamente è scattata anche la corsa al risparmio. Oggi esistono pacchetti viaggio verso la Tunisia, per esempio, che prevedono soggiorno, intervento e degenza: la vacanza con il seno nuovo, in sostanza. Non è detto che le strutture non siano adeguate, ma non è certo neanche il contrario. Eppure per trovare un posto bisogna mettersi in coda.
Sei morti in pochi anni evidentemente non bastano a spaventare chi non vede l’ora di un ritocco al proprio corpo. E il fenomeno non è certo solo italiano: gli Stati Uniti che sono sempre avanti a tutti, nel bene e nel male, registrano un’inquietante tendenza, ovvero quella del mercato nero della bellezza. Succede per esempio per le strade di New York. È un mercato in cui si comprano e si vendono a basso costo nuovi seni, nuove labbra, nuove natiche. Ma niente a che vedere con le costose operazioni di chirurgia estetica: ci si può rivolgere a non meglio definiti consulenti estetici (non sempre medici) che sono disposti a eseguire il trattamento addirittura a domicilio. E per contenere i prezzi, in modo da rendere accessibile il mercato, arrivano a utilizzare anche silicone industriale. «Con buoni risultati», garantiscono. Peccato che in alcuni casi siano risultati mortali.
Il New York Times riportava qualche tempo fa il caso di una donna di 43 anni deceduta per quella che i familiari ritenevano fosse una polmonite. Dopo aver effettuato l'autopsia, i medici legali hanno accertato che in realtà la donna è morta per un'embolia polmonare dovuta alla presenza di silicone.

Per questo la sua morte è stata registrata come omicidio, e sono in corso indagini per capire come, quando e dove la donna si sia sottoposta a quell'ultimo trattamento estetico. Si sa solo che quel silicone le è stato iniettato nelle cosce e nelle natiche.

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