Quando la genialità cresce in famiglia

Stefano Pisani

Buon sangue non mente, e qualche volta fa vincere anche i Nobel. Il Nobel in chimica assegnato all’americano Roger D. Kornberg ripropone indirettamente un quesito piuttosto singolare: il genio è una questione di famiglia? Kornberg è infatti figlio di Arthur Kornberg, biochimico che nel 1959 vinse il suo Nobel in medicina per la scoperta del meccanismo della sintesi biologica del Dna.
Scorrendo la lista di nomi e cognomi dei vincitori del premio si nota inoltre che, dalla data della sua istituzione nel 1901, il riconoscimento è rimasto in famiglia in ben sei occasioni e che il fenomeno riguarda soprattutto la fisica. William Lawrence e William Henry Bragg hanno infatti condiviso il laboratorio, gli studi sulla struttura dei cristalli attraverso i raggi X e il Nobel, che è stato assegnato a entrambi nel 1915, unico caso di vincita contemporanea di padre e figlio. Marie Curie, due premi nobel all’attivo, è la madre di Irene Joliot-Curie, che nel 1935 è stata insignita del Nobel in chimica per la sintesi di nuovi elementi radioattivi, rimanendo dunque nel settore di ricerca dei genitori.
Il campo della ricerca sulla struttura atomica ha regalato invece al grande fisico danese Niels Bohr (1922) e trentatre anni dopo a suo figlio Age, il Nobel per la Fisica. Ma gli esempi non si fermano qui. Quando Joseph John Thomson vinceva il suo Nobel in fisica nel 1906 per gli studi sulla conduzione e l’elettricità attraverso i gas, suo figlio George Paget aveva solo 14 anni, ma deve essere stato brillantemente ispirato dal padre, per vincere nel 1937 il suo Nobel nella stessa disciplina, grazie alla scoperta della diffrazione degli elettroni attraverso i cristalli.

Infine Karl Siegbahn, fisico svedese, ha anche lui il doppio merito di aver vinto il Nobel per la fisica nel 1924 e di aver dato alla luce un altro Nobel per la fisica, Kai Siegban, che nel 1981 si è aggiudicato il premio per il suo contributo allo sviluppo della spettroscopia elettronica ad alta risoluzione.

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