Problemi coi pronomi e difficoltà con l'ausiliare nel participio passato. Sono due dei  principali ostacoli che incontra chi studia l'italiano oppure lo apprende in Italia perché vi  lavora. È l'identikit emerso nel convegno «L'italiano degli altri. Insegnare italiano, lingua di  incontro» che ha aperto la rassegna 'La piazza delle lingue 2010', organizzata dall'Accademia  della Crusca sotto l'alto patrocinio del presidente della Repubblica. Prima giornata dedicata a  Edoardo Sanguineti, poeta e scrittore scomparso recentemente, che avrebbe dovuto inaugurare con  un suo intervento la rassegna fiorentina.
 Da anni, in particolare nelle università di Siena (per gli stranieri) e di Torino, si analizza  l'italiano parlato e scritto dagli studenti stranieri. È, tra l'altro, in crescita nel mondo il  numero delle persone che studiano la nostra lingua «anche se - ha spiegato il professor Massimo  Palermo, preside dell'università per gli stranieri di Siena - difficilmente è la prima lingua  scelta dagli studenti».
 A Siena si sta lavorando a un'analisi comparativa tra le fasi di apprendimento di chi impara la  nostra lingua in modo spontaneo e di chi in modo guidato. I risultati di questa indagine, utile  anche per fornire ai docenti di italiano nuovi elementi per l'insegnamento, sono raccolti in una  banca dati.
 «Abbiamo per esempio notato - spiega Palermo - che a un certo punto dell'apprendimento sia gli  uni che gli altri usano forme che noi chiamiamo regolarizzazioni come "aprito" o "piangiuto". Però, gli studenti guidati cominciano a fare questi errori in una fase più precoce di quelli che  imparano la lingua spontaneamente perché dietro il loro errore c'è un'elaborazione delle regole  della lingua e non solo una ripetizione "a pappagallo" delle parole ascoltate». 
 Le ricerche dell'università di Torino, intitolate Valico e Vinca, mette a confronto testi  scritti di studenti italiani e stranieri, chiamati a descrivere una serie di vignette usando più  di 100 parole. «Si potrebbe pensare che gli stranieri usino un vocabolario meno ricco - spiega  Carla Merello dell'università di Torino e coordinatrice dello studio - ma ciò non si dimostra  vero. Il linguaggio di un italiano è più complesso, l'uso dei pronomi più diffuso.
«Quando ho aprito la porta...», l'italiano parlato dagli stranieri
Presentata una ricerca sull'apprendimento della nostra lingua da parte di chi la impara per studio o perché lavora nel nostro Paese. Problemi coi pronomi e con l'ausiliare nel participio ma anche «regolarizzazioni» dei verbi irregolari
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