Quando i piloti fanno la differenza

Che roba! Che quindici minuti incredibili! In quattro, i soliti quattro, i magnifici quattro, in lotta per la pole position, senza avere la sensazione che uno potesse emergere con certezza, con superiorità dichiarata. E ce l’ha fatta questo benedetto Lewis Hamilton, che tutti sperano, io incluso, che perda, almeno una volta, un colpo. Macché. Di nuovo in fila tutti, dietro di lui. Tutti, e soprattutto il rinato, il ritrovato, il recuperato Kimi Raikkonen. In questi ultimi 5 minuti ci si è dimenticati dello spionaggio, dei 700 documenti trafugati, della sospensione anteriore Honda così uguale a quella Ferrari, delle polemiche di Alonso in casa McLaren, di chi è effettivamente il più veloce in casa Ferrari tra Massa e Raikkonen stesso. Il solito debuttante ha castigato ogni possibile avversario. Ma ora valutiamo la realtà tecnica di queste prove in teorica configurazione gara. Pista da oltre 230 di media - non male - con curve e curvoni in sequenza piena e scalate in curva per inserirsi nella controcurva a seguire. Le Ferrari sono sembrate molto a posto, e Raikkonen ha sbavato in uscita sul cordolo, verso l’erba esterna, perdendo forse la pole position, per un errore di valutazione su quanto spazio c’era ancora effettivamente prima di perdere grip. Ferrari veloce con gomme dure e gomme morbide, capace di partire al via come ai bei tempi della Renault di Alonso, ve lo ricordate? Quindi, pur avendo probabilmente più benzina del suo compagno in prima fila, Hamilton, Kimi può fare un balzo in avanti proprio come a Magny-Cours. Credo che oramai nel box Ferrari si pensi solo a questo. Ribadisco che la Ferrari di Raikkonen mi è sembrata più inerziale della McLaren di Lewis, quindi se riesce a saltar davanti, condiziona a proprio favore ogni strategia avversaria, Felipe Massa incluso. Da queste prove è emerso che le Ferrari e le McLaren praticamente si equivalgono e la vera differenza la fanno i piloti e le scelte, le messe a punto di fino, tirando sempre al limite ad alta velocità.

Un errore marginale, una sbavatura che costringe ad alzare il piede, che penalizza magari di un secondo, richiedendoti poi cinque giri per recuperare. Una gara quindi al di là del via e di chi si piazza davanti alla prima curva, basata sulla perfezione del pilota e sulla sua lucidità totale in ogni centimetro di pista percorso a 230 di media!

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