Quando i politici scordano umiltà e rispetto

Quando i politici scordano umiltà e rispetto

Caro Massimiliano, sicuramente il tuo ultimo fondo «Tutto sbagliato tutto da rifare» troverà una marea di consensi, ma per lo più questi arriveranno dai «piccoli», e vale a dire tra coloro che non dispongono delle palanche per i migliori alberghi, auto blu o eventualmente delle guardie del corpo.
Magari ci saranno anche quelli che pur facendo vedere i 32 denti (a volte anche 40 perché si sa che così rende di più), sotto sotto covano qualche rimostranza o gelosia nei confronti di quelli che stanno più in su.
E non ci saranno, credo, quelli che «vivono» nel mezzo e che qualche piccola «carica» di buon servito permette loro di mantenere e dimostrare il tutto tranne che la buona umiltà.
Come potrebbero coloro che per raggiungere una posizione di «prestigio» nella politica si sono dovuti fare un «mazzo tanto», a pensarla nella tua stessa maniera?
E perché li vuoi lasciare senza quei privilegi che tanto sudore sono costati?
Perché ricordargli i tempi «duri» e passati, quelli dove azionavano e si dimenavano come pale di ventilatore nei giorni di afa?
Si vabbè adesso ci sono i condizionatori, ma le pale li hanno anche loro che girano e girano; se poi alle pale c’aggiungi un’altra «L», riesci a scoprire quelle che girano, girano e girano a me, ma non sono da solo.
E scusami la terminologia che non m’è troppo consona o forse poco ortodossa, ma quando ce vò ce vò.
Siamo alle solite, chi «comanda» non ne azzecca nessuna o molto poche se non per loro stessi, e se hai l’occasione di parlargli, stai tranquillo che sono i migliori del mondo o giù di lì.
E poi sapessi come lavorano instancabilmente.
E non sto a ripeterle, l’hai già elencate con la tua solita saggezza e il ridirle serve a ben poco.
Quelli che pur essendo di più piccola di statura, e non solo, ti guardano dall’alto del proprio potere che non si capisce invero il quale «potere» esso è.
Quelli che ti salutano o ti fanno visita «solo» quando stanno arrivando delle elezioni, ma questo è anche vero che è un «male» di sempre, e dove nessuno cerca di metterci rispettosamente un anche pur piccolo rimedio con la semplicità.
Quelli che a qualsiasi infelice dichiarazione del potente di turno si fanno due risate e fanno a gara per dirgli: «Bravo, che belle parole».
Quelli del: «Tu non sai chi sono io».
Quelli che, sarò anche un po’ tardo o forse un po’ scemo, ma non riesco ancora a capire il perché siedono lì e fanno i professoroni o i grandi saccenti su qualsiasi argomento si parli (cultura, turismo, sanità, economia eccetera eccetera), o addirittura sul tuo che t’è magari costato quarant’anni di bell’esperienza.
Quelli che non hanno niente da imparare e che sanno già tutto.
Quelli che si sono dimenticati della modestia e che nello stesso preciso secondo che ossequiano il «capo» poi, girandosi di lato e vedendo il subalterno che chiede udienza, lo apostrofano con il classico: «Ma che cavolo vuoi».


Quelli che il calcio?
No, quelli che prenderei a calcioni; figuratamente s’intende!
E se per caso tutto questo ambaradan fosse un’azienda, e vale a dire non metodicamente sovvenzionata da noi con il finanziamento (legale) ai partiti, mentre gli introiti monetari dovessero pervenire solo ed esclusivamente attraverso il buon lavoro quello meritocratico e produttivo; chi sceglierebbero ’sti signori qua (i grandi capi) come coadiuvanti e validi collaboratori?
Forse in questo caso rivedremmo le «pale» girare con l’umiltà dei tempi migliori e magari si fermerebbero addirittura le mie/nostre, quelle di noi comuni cittadini che s’aspettano di più che il troppo berciare dell’un contro l’altro, con l’aggiunta della ricerca di quelle gran belle parole che suonano ancora così bene: umiltà e rispetto.
Con stima.

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