Quando l’arte si fa per spot

I manifesti di Dudovich, le opere futuriste di Depero e la grafica «esplosiva» degli anni Sessanta

Le trovate di Armando Testa, gli omini col naso rosso di Emilio Tadini, le celebri scatolette di Campbells di Andy Warhol, i collage di Mario Rotella. Ma anche i giochi futuristi di Depero, lo sperimentalismo di Prampolini e la grafica di Albe Steiner: è così netto il confine tra arte moderna e pubblicità d'autore?
Se lo è chiesto Claudio Salsi, direttore della Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli, insieme a Giovanna Mori, Giovanna Ginex, Francesco Tedeschi e Anna Steiner (figlia di Albe). E infatti «Soltanto pubblicità?» - con un punto interrogativo finale che la dice lunga sulle intenzioni dei curatori - s’intitola la mostra che da martedì apre al terzo piano del Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco. Nelle sale panoramiche sono in mostra oltre un centinaio di manifesti, la maggior parte dei quali provenienti dal cospicuo fondo della Raccolta Bertarelli che con un milione di stampe conservate nei suoi archivi rappresenta la più grande raccolta del genere in Italia e tra le più significative in Europa. Un patrimonio non conosciuto come si dovrebbe per un'istituzione che vanta ormai ottanta anni di storia e che, in occasione di questo importante compleanno, ha messo in piedi un sito Internet nuovo di zecca (www.inbertarelli.com) e una serie di mostre, l'ultima delle quali è dedicata proprio al rapporto tra arte e pubblicità indagato attraverso un percorso in quattro sezioni che dal finir dell'Ottocento segue gli sviluppi della grafica d'autore fino agli anni Sessanta.
Si comincia con i maestri dell'affiche ottocentesco che da Parigi e Londra portano in Italia il fascino di un'arte pubblica da esporre su strada allo sguardo dei passanti. È una rivoluzione che piace al milanese Aldo Mazza e ai triestini Dudovich e Metlicovitz che nella nostra città sperimentano le loro creazioni. «Negli anni Venti la grafica si diffonde nel nostro Paese - spiega Giovanna Mori, conservatore alla Bertarelli -: la seconda sezione, ricca di colorate opere futuriste firmate da Depero, Sironi, Prampolini è emblematica di un linguaggio sperimentale volto a stupire il pubblico, come accade nel noto manifesto del Bitter Campari di Leonetto Cappiello». Dagli anni Trenta ai Settanta la grafica pubblicitaria esplode: è l'epoca di talenti assoluti come Armando Testa e dei suoi manifesti che anticipano la Pop Art, come quello per l'Aperitivo Punto e Mes, costituito da una grande sfera rossa sopra un'altra mezza sfera. È anche il momento delle serigrafie di Warhol e della ricercata grafica di un maestro come Albe Steiner.
Quale sia il rapporto tra pubblicità e arte contemporanea, quale delle due espressioni sia più creativa e adatta a rappresentare il nostro tempo è materia di dibattito ancora aperto e per questo il 14 febbraio il Castello ospiterà una tavola rotonda sull'argomento con l'artista Ugo Nespolo e il semiologo Omar Calabrese.

Gli spettatori della mostra potranno trovare una risposta al punto interrogativo del titolo nell'ultima sezione dove una raffinata serie di opere firmate da Mimmo Rotella, Mario Schifano, Mel Ramos, Emilio Tadini dimostra come i prodotti resi popolari dalla pubblicità si sono rivelati, sovente, generose muse ispiratrici per gli artisti contemporanei.
Soltanto pubblicità?
Castello Sforzesco
Fino al 20 aprile
Ingresso libero

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