Quando l’heavy metal non è cosa per tutti

Il sogno di tanti giovani musicisti: suonare come i Dream Theater. La band statunitense, domani sera al Palalottomatica con il Chaos in Motion world tour, è un quintetto di veri fenomeni. Mostri di tecnica, in grado di affrontare partiture complesse con apparente nonchalance. Assoli veloci, unisoni da brivido, controtempi da capogiro. Il tutto in un ambito musicale riconducibile al prog-metal, ovvero musica decisamente rock imperniata sui tempi dispari tipici del progressive. D’altronde i Dream Theater non hanno mai fatto mistero di ispirarsi alla grande stagione rock degli anni ’70. Adorano i Pink Floyd, al punto da proporre spesso in concerto l’intero The Dark Side of the Moon. Amano i Deep Purple, i Queen ed Elton John, debitamente omaggiati con splendide cover nell’album A change of seasons. E naturalmente non possono prescindere dalla lezione heavy di Iron Maiden e Metallica. In concerto non si risparmiano, offrendo esibizioni di circa tre ore e macinando valanghe di note. Se un appunto si può fare a questa band di virtuosi, è quello di eccedere nella perfezione. Di certo non è la band ideale per chi ama il rock sporco e verace, che lascia spazio all’improvvisazione e magari anche agli errori. Nel loro funambolico spettacolo i Dream Theater sono capaci di replicare chirurgicamente le intricate armonie dei lavori in studio, dimostrandosi sempre all’altezza della loro fama.

James LaBrie alla voce, John Petrucci alla chitarra, John Myung al basso, Mike Portnoy alla batteria e Jordan Rudess alle tastiere portano in tour il recente album Systematic chaos, ma naturalmente non disdegneranno corpose incursioni nel repertorio. In alcune date del tour hanno addirittura suonato integralmente Images and words, il loro disco più amato.

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