Controcultura

Quando manca il Male la letteratura fa orrore

È guerra aperta contro l'Ordine buono che purga i libri e brucia le biblioteche

La jeep schivò una pira da cui si alzava un fumo denso che andava a sporcare il turchese del cielo. C'erano roghi un po' dappertutto: bruciare i cadaveri era l'unico modo per sbarazzarsi del loro fetore. La jeep sterzò verso la prima libreria disponibile fermandosi a un centinaio di metri dall'ingresso.

«Passami il binocolo», disse l'uomo alla guida.

La bambina accanto a lui domandò: «Credi che troveremo qualcosa stavolta?».

L'uomo non aveva tempo per rispondere. Doveva tenere d'occhio la libreria. Sembrava tutto tranquillo, ma non si poteva mai sapere.

«L'ingresso è libero», annunciò dopo qualche secondo. «Provo a entrare».

Ordinò alla bambina di mettersi al volante, tenendosi pronta a scappare via.

«Arrivi ai pedali, vero?», le domandò.

«Sì, ci arrivo».

Il rudimentale corso di scuola guida era durato appena una mezza giornata: d'altronde sopravvivere era un'attività che non consentiva di perfezionarsi in nient'altro.

«Vado», disse ancora l'uomo.

La bambina gli fece un cenno d'assenso, sforzandosi di tenere i piedi sui pedali giusti. Avrebbe voluto chiedere perché da un giorno all'altro erano ritornati all'età della pietra, ma stavolta rimase in silenzio. D'altronde le era stato spiegato mille volte: un'attrice aveva denunciato per molestie sessuali un produttore cinematografico, scoperchiando il vaso di Pandora del suprematismo bianco, da cui si erano innescate altre rivendicazioni, obbligando la società globale a rivedere i suoi standard d'inclusione democratica; come controindicazione c'era stata una recrudescenza moralistica per cui non solo la società ma anche i libri dovevano essere inclusivi, le storie buone (meglio se impegnate), i personaggi irreprensibili.

L'uomo intanto aveva quasi raggiunto l'ingresso della libreria. Si appiattì al muro e imbracciò il fucile semiautomatico che era riuscito a trafugare da una armeria del centro. I negozi specializzati erano stati i primi ad essere presi d'assalto. Le armi da fuoco erano diventate il verbo: chi non si era accaparrato almeno una pistola presto o tardi sarebbe crepato.

L'uomo mise sotto tiro l'ingresso della libreria. Gli tremava la mano e non riusciva a tenere dritta la canna del fucile. Sapeva che nel nuovo mondo era soltanto un dilettante mandato allo sbaraglio. Homo homini lupus.

L'irruzione fu abbastanza rapida. L'uomo cercava di fare come nei film di guerra che aveva visto, soltanto che stavolta era tutto vero. Percorse il piano terra da parte a parte senza entrare in nessun settore: una specie di operazione di bonifica. Poi cominciò a correre all'impazzata dentro a quei corridoi che un tempo erano stati espositori di libri e che ora si erano trasformati in cunicoli stretti e bui. A ogni modo, sulle scaffalature non era rimasto quasi più niente. Mucchi di libri inceneriti occupavano il centro della sala, dove un tempo sorgeva il bancone delle novità.

«Hai dovuto sparare?», chiese la bambina.

«Non ce n'è stato bisogno», rispose l'uomo. «Credo che avresti sentito».

«Com'è andata?».

L'uomo dette un colpo stizzito sul volante: «Non ho potuto salvare nulla, tutto bruciato».

«Hai controllato anche la sezione di poesia?»

«Sì, neppure un Baudelaire o un Pound o un Bukowski».

La jeep riprese velocità e s'infilò dentro al fumo denso di quella guerriglia che sapeva di carta e di carne, finché non arrivò a un'altra libreria.

«Questa è grossa», osservò la bambina. «Posso venire anch'io?».

«È troppo pericoloso», rispose l'uomo. «Vado da solo».

Una volta all'interno, fece di nuovo una rapida operazione di bonifica. Gli ambienti sembravano vuoti e soprattutto gli scaffali non ancora del tutto vuoti. Riuscì a infilare nello zaino Omero e Shakespeare, Céline e Houellebecq, Ellis e Siti. Strano che l'Ordine Buono avesse lasciato tutta quella roba sugli scaffali. Stava finendo il carico, quando sentì la canna di un fucile premergli sulla nuca.

«Lascia lo zaino a terra e voltati», gli ordinò una voce.

L'uomo ubbidì, e girandosi si trovò di fronte a quel che in gergo veniva definito un Guardiano.

«Una trappola?», chiese l'uomo, conoscendo la risposta.

«L'Ordine Buono ormai presidia tutte le librerie».

«E le biblioteche?».

«Bruciate, erano troppo pericolose».

Il Guardiano si allontanò di qualche passo, stava per sparare.

«Tutto questo è una follia», provò a dire l'uomo. «Davvero credete che togliendo il male dalla letteratura il mondo migliorerà?».

«Taci corruttore d'anime, la tua era è finita. Abbiamo purgato la letteratura, adesso è un discorso politico declamato al Campidoglio, è il movimento di liberazione delle donne, la rivincita degli oppressi, la denuncia delle minoranze, è un manifesto green e un appello anti specista».

L'uomo guardò il Guardiano con disprezzo. «La letteratura era già tutto questo, senza bisogno di esserlo. Mi spiegate a che serve Cappuccetto Rosso senza il lupo? Elettra senza Clitennestra? Macbeth senza Lady Macbeth?».

«È letteratura del potere, è letteratura colpevole, è letteratura che impedisce il cambiamento».

«E la lezione di Anton Cechov?».

«Quale lezione?».

L'uomo si sforzò di ricordare le parole precise. «Voi mi rimproverate l'obiettività, chiamandola indifferenza verso il bene e il male o mancanza di ideali. Vorreste che quando dipingo i ladri di cavalli dicessi: è male rubare i cavalli! Nello scrivere mi affido al lettore, sperando che egli inserisca da solo gli elementi soggettivi».

«E con questo?».

«La letteratura non è un tribunale, che stabilisce colpe e commina pene, e che ha bisogno di sentire tutte le parti in causa per giungere a una sentenza».

«La letteratura deve esistere soltanto come infinito bene, per rendere gli uomini migliori, per educarli», proseguì con accanimento il Guardiano, caricando il colpo in canna. «Nessuno dovrà mai più leggere una sola pagina scritta dagli oppressori».

«Era così nel medioevo, con gli exempla», protestò l'uomo. «Nel frattempo abbiamo avuto Galileo Galilei e James Joyce».

«Prendi il Cantico delle creature, il testo più antico della nostra tradizione poetica. Non è un testo interamente buono?».

L'uomo si mise a sghignazzare, ormai fuori di sé. «Davvero non riesci a capire? Nel Cantico delle creature il male è implicito e gigantesco allo stesso tempo. Il male è l'uomo, siamo noi: Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare».

Proprio in quel momento nella libreria echeggiò uno sparo e il Guardiano si accasciò al suolo.

«Per fortuna nel bagagliaio avevamo un altro fucile», disse la bambina.

L'uomo riagguantò lo zaino con i libri proibiti e raggiunsero velocemente la jeep.

«Avevi mai sparato prima d'ora?» chiese alla bambina, conoscendo la risposta.

«No, mai».

L'uomo mise in moto, non c'era tempo da perdere, stava cominciando a tramontare il sole.

La bambina lo guardò. «Ce la caveremo, vero, papà?».

«Sì, ce la caveremo».

«E non ci succederà niente?».

«Esatto».

«Perché noi portiamo il Male».

«Sì, perché noi portiamo il Male».

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