Lidia Scognamiglio
Massenzio torna a Massenzio. La Basilica, culla della rassegna cinematografica, dopo 28 anni, riapre le porte al grande schermo. Dal 6 al 17 settembre, dodici serate a ingresso gratuito, che si concluderanno in occasione della Notte Bianca. Era il 1977, durante gli anni bui del terrorismo che svuotava le strade della Capitale, quando per la prima volta un prezioso luogo archeologico, come la Basilica di Massenzio, ospitava unedizione di cinema allaperto: una maratona di venti ore di proiezione simultanea su quattro schermi. Come un déjà vu, il sei settembre, il pubblico romano potrà rivivere quellatmosfera con la proiezione dello stesso film che nel 77 inaugurò la rassegna: Senso di Luchino Visconti.
«Il ritorno alla basilica - commenta lassessore alla Cultura Gianni Borgna - si propone come ritorno non solo ad un luogo, ma anche ad uno stile di programmazione che attraverso il cinema vuole e sa parlare anche daltro».
Massenzio, quindi, ritorna sui suoi passi come si legge anche nel sottotitolo della rassegna, dedicata alla «Memoria»: «la storia della nostra cultura e della nostra civiltà letta attraverso lo specchio del cinema, con i film del passato, documenti eccellenti per la comprensione di come eravamo, e quelli del presente, così importanti perché nostra futura eredità». Una forma alternativa di cinema che trova la sua forza nella sperimentazione, nellazzardo, nella confusione delle gerarchie. La sua missione è quella di provocare e far riflettere. Con questo intento nascono le due serate speciali dedicate al «Cinema per non dimenticare», realizzate in collaborazione con la Comunità ebraica di Roma, lAmnesty International e lassociazione Antigone: le proiezioni dell8 settembre saranno dedicate al dramma dellOlocausto, mentre il 10 si affronteranno le tematiche della tortura e della violenza sulle donne.
Punteranno, invece, sul contrasto tra le tecnologie e la classicità del luogo le prime nove serate della rassegna, riunite nella sezione «Frames. Nove sguardi dautore»: opere di artisti di formazione diversa, tra il video di creazione e il cinema danimazione sperimentale, nate per riflettere sulle infinite possibilità del digitale e sullinterfaccia cinema-arti visive.
Accanto al «Cinema per non dimenticare», cè spazio anche per il «Cinema da non dimenticare»: quella miriade di film di piccole e medie produzioni che non hanno avuto unadeguata distribuzione, ma meritano lattenzione del pubblico. È in questa sezione che più si esprime lo storico spirito della kermesse, ispirata ad una sorta di «resistenza cinematografica». Perché i «massenzienti» non sono dei critici ma, come essi stessi amano definirsi, dei «filmofagi». Chi divora le opere del grande schermo, senza compiere pretestuose differenze tra prodotti di serie A e serie B.
Non rimarranno a digiuno i cultori del genere «peplum».
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