«Con mille emozioni ho consegnato il cesto di vimini contenente alcuni dei miei più bei lavori al Macramè al Santo Padre, ma il cuore in gola mi è venuto quando sua Santità mi ha fatto delle domande». Con queste parole, ancor oggi piene di commozione, Luciana Brescia Repetto racconta il suo incontro con il Papa polacco a Chiavari, il 19 settembre del 1998. Gli organizzatori della diocesi Chiavarese, che prepararono la consegna dei lavori dell'artigianato ligure, raccomandarono agli artigiani di posare i doni su appositi tavoli, poi fare un cenno di saluto quando passavano al presenza del pontefice e andare via.
Cosa è successo, invece, quando lei ha posato il cestino con le sue lavorazioni?
«Io sono rimasta ligia al protocollo prestabilito, ma Carol Wojtyla quando vide gli asciugamani lavorati al Macramè sporgere dal cesto, con un cenno della mano mi fermò, e mi chiese cos'erano quei ricami, come venivano elaborati. Io non pensavo che mi avrebbe rivolto la parola, mi ha preso alla sprovvista, quando ho sentito la voce del Papa mi si è bloccato il cuore, ma il frasario semplice e il suo sorriso, mi hanno fatto tornare la parola, ho incomincato a parlare e a raccontare il lavoro fatto con le mie mani. Sono più di cento fili tutti annodati a seconda del disegno che si deve seguire, ho detto con un filo di voce. Le tele di lino che io ricamo sono fatte a telaio e le fornisce la signora De Martini, proprietaria di uno degli ultimi laboratori artigianali ancora funzionanti di Lorsica, località della Fontanabuona. Ho spiegato quanti nodi bisogna fare e quante ore passate a ricamare, qualche volta, anche la notte, per finire lavori urgenti. Devo dire che le sue domande mi hanno aiutato a rispondere e il timore iniziale mi è passato. Mi ha detto di avvicinarmi e mi ha consegnato una scatola con un bel rosario dicendomi, sempre sorridendo, di pregare nei miei momenti liberi».
Parlare al Santo Padre non è cosa che capita tutti i giorni, quali ricordi le sono rimasti nella mente?
«Devo dire che è stato un incontro bellissimo, che ricordo ancor oggi in ogni particolare, una fortuna che capita una sola volta nella vita! Anche se abbiamo parlato pochi minuti devo dire che nelle sue parole c'era una forza che lasciava tutti incantati! Era una persona eccezionale».
Dopo quell'incontro ha rivisto il santo Padre?
«Dopo un mese dalla sua venuta a Chiavari, siamo andati a Roma per una visita di ringraziamento, il mercoledì, giorno di ricevimento dei fedeli. Eravamo tutti della diocesi Chiavarese, Giovanni Paolo II ci ha ricevuto nella sala Nervi, ha fatto un bel discorso con molti ringraziamenti per tutti i festeggiamenti organizzati dalla nostra Diocesi per la sua visita».
Quando ha capito che la situazione clinica del Papa stava peggiorando con la triste conclusione del 2 aprile, cosa ha pensato, quali le sue reazioni?
«Io ero in una situazione non bella, aspettavo un posto letto all'ospedale per essere operata, ho pregato molto e proprio con quel rosario avuto in dono. Mia figlia è partita subito per Roma, con una corriera noleggiata da RadioTelepace, ha dormito nel sacco a pelo per due notti, ha fatto visita al defunto Papa e ha seguito la cerimonia funebre. Io ho visto in una trasmissione di TelePace mia figlia Daniela in processione sotto l'obelisco a Roma. Ero emozionatissima anche perché il 2 aprile è il mio compleanno e io ho legato molto questo triste evento, che stava avvenendo in Vaticano, alla buona riuscita dell'intervento chirgico».
Oggi, a due anni dalla morte, come ricorda il Papa Polacco?
«Prima di tutto io avrei voluto che vivesse ancora per tanti anni, perchè con il suo sguardo, le sue parole ci aiutava a vivere. Mi sono ripromessa di fare una visita a Roma e rimamere in preghiera davanti alla sua tomba. Questo è una promessa che manterrò sicuramente».
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