Cronaca locale

Quando la radio diventa un teatro

«Liberatosi dell'assillo della memoria, perché tiene il testo sotto gli occhi; libero dalla fifa, perché opera in un ambiente chiuso; dipendendo soltanto da se stesso e dalla propria ispirazione, perché le reazioni del pubblico non lo raggiungono più; insomma, ridotto a una sana nudità, l'attore davanti al microfono dovrebbe trovare condizioni ideali». Prole di Jacques Copeau (1879-1949), riferite all'attore radiofonico, l'attore che recita radiodrammi. Fin dai tempi del regista francese, e oltre ai ricordi dei lavori per radio di Brecht, Artaud fino agli italiani - più recenti - Squarzina e Ronconi, si può affermare che il radiodramma sia un genere di spettacolo con una sua forte specificità e una produzione ricca quanto continua. Lo sa bene Sergio Ferrentino, autore di programmi radio di successo come Caterpillar per Rai Due, regista di radiodrammi e docente allo Iulm di Tecniche e linguaggi radiofonici, che ha organizzato per oggi e domani due serate al Teatro Filodrammatici interamente dedicate al radiodramma. «Crediti d'Autore e d'Attore» è il nome del progetto a cui le serate sono legate, progetto partito con un bando rivolto agli studenti dello Iulm e dell’Accademia dei Filodrammatici nel novembre 2009, e diretto alla formazione di giovani autori radiofonici e attori per radiodrammi. «Il radiodramma non è radio per vecchi», questo il motto dell'intera operazione: lo scorso febbraio una giuria - composta da Alberica Archinto, Linda Brunetta, Elio De Capitani, Sergio Ferrentino, Davide Ferrario, Giovanni Puglisi, Antonio Scurati e Nicoletta Vallorani - ha selezionato 12 delle drammaturgie pervenute dopo il bando, e gli studenti scelti hanno seguito il corso di adattamento radiofonico allo Iulm tenuto da Sergio Ferrentino. Intanto la Filodrammatici formava gli attori per recitare un radiodramma. Ora i due gruppi si uniscono, i risultati di questi primi mesi di formazione stanno per essere presentati al pubblico: dal lunedì scorso si sono tenute le prove al Filodrammatici di 4 radiodrammi selezionati attraverso il concorso, per un totale di 5 autori (Federico Sperindei, Alessia Rotondo, Marcello Ebertone, Simone Di Donna, Francesca Brancaccio) fino alla prova generale aperta di oggi e la serata finale di domani, che si svolgerà contemporaneamente in teatro (via Filodrammatici 1, ingresso fino alle ore 20.30, inizio ore 21, prenotazione obbligatoria telefonando allo 02-86460849) e in radio. Al pubblico del Filodrammatici saranno fornite cuffie per migliorare l’ascolto; gli attori si muoveranno sulla scena e contemporaneamente si potranno ascoltare le opere su Radio Tre, Rete Due della Radio Svizzera Italiana e Raduni, il circuito delle Radio Universitarie. Portare un radiodramma in teatro non è esattamente come recitare un radiodramma «classico», ma non è comunque un controsenso: «La mia operazione è un modo per dare nuova vita al radiodramma. C'è chi sarà in sala e chi ascolterà da casa: saranno tutti parte di un evento artistico», dice Ferrentino. Pensiamo a quanto pubblico può ospitare un teatro e a quante persone possono invece contemporaneamente sintonizzarsi su un canale radiofonico, o connettersi a internet e riascoltare un programma anche non in diretta: «Magari si sintonizzano per caso, o magari per interesse specifico. Comunque il pubblico di un radiodramma è amplissimo, perchè si tratta di un genere interessante e dinamico. Eppure - commenta Ferrentino -, trattandosi di radio, è difficile ottenere la giusta considerazione e il giusto sostegno. Il problema è che in Italia ci sono pochi attori e non si fa ricerca; creare un radiodramma è quasi come realizzare solo una sequenza recitativa. Nei miei radiodrammi, in particolare, voglio creare una sperimentazione acustica». Un po' come già avviene in Gran Bretagna, Svizzera e Germania, dove la produzione è più dinamica. Il suono, infatti, è alla base del radiodramma: spazio e tempo sono suggeriti da cambiamenti d'intensità vocale, possono essere scanditi dal volume del suono.

L'interesse che gli studenti hanno dimostrato verso il radiodramma è una testimonianza anzitutto del fatto che l'operazione di Ferrentino riscuote successo, e poi che la radio può essere concepita anche «come un mezzo autonomo di produzione e diffusione culturale, oltre che di semplice intrattenimento».

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